
Per antidiabetici 1,45 miliardi, il 23,9% assume male i farmaci. Secondo la Relazione del Ministero della Salute, il diabete colpisce circa il 6,2% della popolazione italiana con una prevalenza in aumento soprattutto al Sud
Gli italiani affetti da diabete di tipo 2 sono quasi 4 milioni. A questi potrebbero aggiungersene altri 1,5 milioni che non hanno ancora ricevuto una diagnosi. Sono invece circa 300 mila quelli colpiti da diabete di tipo 1. Sono alcuni dati della 'Relazione al Parlamento 2024 sullo stato delle conoscenze e delle nuove acquisizioni in tema di diabete mellito' pubblicata dal ministero della Salute (clicca qui per scaricare il testo completo), da cui emerge inoltre un aumento del 7,6% della spesa farmaceutica legata al diabete in un solo anno. "Il diabete è una delle più diffuse malattie croniche non trasmissibili e rappresenta una patologia complessa, che, per il suo forte impatto socio-economico e sanitario, necessita di una forte attenzione istituzionale", sottolinea la relazione. La diffusione della malattie è in crescita da anni: se nel 2001 si registravano 3,9 casi ogni 100 persone, oggi si è arrivati al 6,2, con forti differenze regionali: si va dal 5,5% del Nord-Est al 7,9% del Sud. La prevalenza aumenta al crescere dell'età fino a un valore del 20% nelle persone con più di 75 anni. Importante il peso della malattia sulla spesa farmaceutica: nel 2023 la categoria dei farmaci antidiabetici ha registrato una spesa pubblica complessiva di 1,450 miliardi di euro, pari al 5,6% della spesa farmaceutica complessiva, in aumento del 7,6% rispetto all'anno precedente.
Nel 2023 la spesa pubblica per i farmaci antidiabetici ha raggiunto 1,450 miliardi di euro, pari al 5,6% della spesa farmaceutica nazionale complessiva, con un incremento del +7,6% rispetto al 2022. I consumi, espressi in DDD (Defined Daily Doses), sono aumentati del 4,5%, toccando le 71,4 DDD ogni 1000 abitanti al giorno, pari a circa il 5,4% dei consumi totali di farmaci in Italia.
L’aumento è trainato in modo deciso dai farmaci di nuova generazione, sempre più diffusi nelle prescrizioni diabetologiche:
Le insuline, pur restando fondamentali nel trattamento del diabete di tipo 1 e nei casi avanzati di tipo 2, mostrano una contrazione della spesa (-36,1%) e dei consumi (-31,4%) dovuta sia alla progressiva diffusione di molecole più innovative sia alla riduzione dei costi delle insuline basali. Nel dettaglio, l’insulina degludec associata alla liraglutide è il principio attivo più costoso (4,44 euro per giornata di terapia), seguita dalla semaglutide (3,50 euro) e dalla dulaglutide (4,09 euro). Quest’ultima, insieme alla semaglutide, registra un incremento record dei consumi: rispettivamente +52,3% e +75,9% in un solo anno, segno dell’adozione rapida di queste terapie a somministrazione settimanale, particolarmente apprezzate per efficacia e comodità. Al contrario, le gliptine (inibitori della DPP-4), un tempo protagoniste, mostrano oggi una stabilizzazione o un lieve calo dei consumi, mentre le sulfaniluree e glinidi, ormai superate dalle linee guida, continuano a essere prescritte ma in riduzione costante (-6,4 DDD/1000 ab die), pur rappresentando ancora circa il 10% dell’uso totale.
Disuguaglianze territoriali e aderenza alle cure
Come per la diffusione della malattia, anche l’uso dei farmaci riflette un forte divario geografico. La prevalenza d’uso dei farmaci antidiabetici è del 6,5% a livello nazionale, ma sale al 7,7% nel Sud e nelle Isole, contro il 5,5% nel Nord e il 6,7% nel Centro. Una distribuzione coerente con la maggiore incidenza di obesità, sedentarietà e diabete in queste aree. Sul fronte dell’aderenza terapeutica, il rapporto segnala una non aderenza del 23,9%, pur in diminuzione rispetto al 2022 (-12%). Le donne risultano meno aderenti (28,1%) rispetto agli uomini (23,9%). Inoltre, solo il 47,5% dei pazienti risulta ancora in trattamento dopo 12 mesi, con livelli più alti di persistenza al Nord. Tra i motivi principali: politerapia, eventi avversi, deficit cognitivi e scarsa interazione medico-paziente. La Relazione sul diabete 2024 conferma che la patologia è in crescita sia in termini epidemiologici che di impatto economico. L’aumento della prevalenza, trainato da obesità e sedentarietà, si accompagna a una forte espansione dei consumi di farmaci innovativi. La sfida dei prossimi anni sarà garantire appropriatezza prescrittiva, aderenza alle cure e prevenzione, in un contesto di spesa pubblica in aumento e disuguaglianze territoriali ancora marcate.
Parallelamente si evidenzia come le trasformazioni organizzative del servizio sanitario, come delineato dal DM 77, puntano a potenziare l’assistenza territoriale attraverso l’implementazione di centri diabetologici multidisciplinari, il ruolo attivo dei medici di medicina generale, delle case di comunità e della farmacia dei servizi, supportati da sistemi informatici integrati e dal Fascicolo Sanitario Elettronico interoperabile. Questi interventi sono essenziali per garantire un accesso uniforme e personalizzato alle cure, rispondendo alle esigenze quotidiane delle persone con diabete. Nonostante i progressi, è imprescindibile continuare a investire in programmi di prevenzione, promuovendo stili di vita sani e agendo sui determinanti ambientali e comportamentali della malattia. Il PNRR rappresenta un’opportunità strategica per rafforzare ulteriormente l’assistenza diabetologica in Italia, favorendo la digitalizzazione, l’innovazione e la collaborazione tra tutti gli attori del sistema sanitario, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone con diabete e di contenere i costi sanitari a lungo termine.
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