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AIDS: la malattia esiste ancora, avverte il virologo Daniele Armenia (UniCamillus)

Infettivologia Redazione DottNet | 28/11/2025 17:02

La Giornata Mondiale dell’AIDS evidenzia l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce: in Italia aumentano le diagnosi tardive, con gravi implicazioni per la salute pubblica.

In Italia aumentano le diagnosi tardive, ignoranza e stigma ostacolano prevenzione ed educazione sessuale.

1 dicembre, Giornata Mondiale dell’AIDS: un’occasione per ricordare le oltre 45 milioni di vittime del virus HIV e rinnovare l’impegno globale verso le milioni di persone che oggi convivono con l’infezione. Il World AIDS Day rappresenta, ogni anno, un momento di riflessione sulla lotta contro il virus che ha cambiato per sempre la storia della medicina. Tuttavia, nonostante i progressi nelle terapie, l'HIV rimane un problema globale di salute pubblica.

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Secondo il professor Daniele Armenia, docente di Virologia presso l’UniCamillus – International University of Medical Sciences, la malattia che una volta sembrava fatale oggi può essere gestita grazie alla terapia antiretrovirale. «È un risultato straordinario, che ha salvato innumerevoli vite», sottolinea il professore. Tuttavia, l'HIV continua a rappresentare una minaccia, poiché, ad oggi, non esiste una cura definitiva e il vaccino è ancora lontano. «Dobbiamo mantenere alta l'attenzione su prevenzione, diagnosi precoce e accesso alle cure», afferma Armenia.

La situazione in Italia: nuove sfide

A livello globale, l'HIV causa ancora oltre 700.000 decessi ogni anno, di cui circa 60.000 tra i bambini. In Italia, purtroppo, sebbene il numero di nuovi casi fosse calato drasticamente negli ultimi anni, si assiste a una preoccupante inversione di tendenza. Dopo il crollo da circa 4.500 casi nel 2012 a 1.500 nel 2020, nel 2023 si è registrato un incremento dei nuovi contagi, con una stabilizzazione nel 2024. Nell’ultimo anno sono stati diagnosticati 2.379 nuovi casi di HIV, portando a circa 150.000 il numero di persone che vivono con il virus nel nostro Paese.

Una delle questioni più gravi riguarda le diagnosi tardive. «Nel 2024, quasi la metà dei nuovi casi è stata identificata solo dopo l'insorgere di sintomi legati all'immunodepressione», evidenzia il prof. Armenia. In altre parole, molte persone non sono consapevoli del rischio che corrono, e finiscono per trasmettere il virus senza saperlo. Solo un quinto delle persone a rischio si sottopone ai test preventivi.

Prevenzione e educazione: le armi per fermare l'HIV

Secondo il virologo, l'ignoranza continua a essere uno dei principali ostacoli alla lotta contro l'HIV. «È frustrante, perché oggi abbiamo strumenti di prevenzione estremamente efficaci», spiega. Tra questi, la profilassi pre-esposizione (PrEP), che permette di prevenire l'infezione nelle persone maggiormente esposte al rischio, e la profilassi post-esposizione (PEP), che può bloccare l'infezione se iniziata entro 72 ore da un contatto a rischio. Entrambi i trattamenti devono essere prescritti da medici specialisti, che seguiranno il percorso terapeutico del paziente.

Tuttavia, l’accesso a questi strumenti è ancora ostacolato da barriere culturali e sociali. «Per proteggere se stessi e gli altri, le persone devono essere consapevoli delle opzioni a loro disposizione», aggiunge Armenia, «e vivere la propria sessualità senza paure o stigma».

L’impegno di UniCamillus nella formazione e nella ricerca

L'UniCamillus, dove il prof. Armenia insegna, è in prima linea nella formazione dei professionisti del futuro. «Lavoriamo ogni giorno per formare medici e operatori sanitari preparati sul tema dell'HIV e delle principali malattie infettive», afferma il professore. La formazione non riguarda solo le competenze scientifiche, ma anche la sensibilità verso temi cruciali come la prevenzione, la diagnosi precoce e l’accompagnamento delle persone che vivono con HIV.

«Investire nella formazione è investire nella salute pubblica», conclude Armenia, concludendo il suo intervento con un appello a una maggiore collaborazione tra istituzioni, professionisti della salute e società civile nella lotta contro l’HIV.

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