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Carcinoma tiroideo differenziato. Prognosi e terapia

Otorinolaringoiatria | 22/10/2009 12:42

Uno studio effettuato presso l’Istituto di Chirurgia Sperimentale della Facoltà di Medicina e Chirurgia, dell’Università degli Studi di Napoli ha avuto come obiettivo quello di verificare i fattori prognostici più diffusi e cercare di individuare le differenze nello sviluppo dei tumori differenziati della tiroide. Nello specifico è stata effettuata un’analisi retrospettiva di 90 casi di cancro differenziato della tiroide, selezionati dalle relazioni istopatologiche dell'Istituto di Anatomia Patologica.
 

Questi sono stati divisi in tumori ad alta, intermedia e bassa malignità, secondo la classificazione di Carcangiu e Rosai.
Dallo studio è emerso che ai pazienti con età superiore ai 45 anni è associato un tumore maggiore, di 1,5 cm e di malignità intermedio, congiunta con la prognosi più triste. Dieci dei 90 casi hanno mostrato una prognosi infausta, 6 su 10 (60% dei casi) hanno evidenziato invece una malattia recidiva. Quattro di questi sei pazienti sono morti, uno ha manifestato una malattia recidiva 5 mesi dopo l'intervento chirurgico, ed un paziente con una

dottnet.it/3285/colonscopia-d'ingrandimento-utilizzata-per-la-prevenzione-delle-recidive-della-malattia-nei-pazienti-con-colite-ulcerosa-quiescente.aspx">malattia recidiva dopo un anno è stato perso all’intervento successivo.
L'individuazione di metastasi al funzionamento primario è ovviamente un fattore prognostico sfavorevole.

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In realtà, tutti e sei i casi hanno mostrato metastasi della malattia recidiva dopo il trattamento: tre pazienti sono morti, due sopravvissuti (uno per un periodo di malattia di circa 5 mesi e l'altro per un periodo di malattia di 2 anni), un paziente con malattia recidiva uno anno dopo l'intervento chirurgico è stato perso.
Quindi i fattori più negativi rilevanti ai fini della prognosi sono stati i gradi più elevati di T, la presenza di metastasi al momento della diagnosi o la loro apparizione al controllo successivo, l'età superiore ai 45 anni, il sesso maschile e le aree di de-differenziamento all'interno del modello istologico. In tutti questi casi la tiroidectomia totale rimane il trattamento di prima scelta.

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