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Tumori all'ovaio per 4 mila italiane l'anno: obiettivo qualità di vita migliore

Ginecologia Redazione DottNet | 24/11/2009 11:56

Utilizzare terapie sempre più personalizzate, tecniche chirurgiche meno invasive, farmaci meno tossici. E promuovere la diffusione di nuovi standard terapeutici che, a parità di efficacia con i trattamenti attuali, siano più rispettosi della qualità di vita delle pazienti, riducendo l'impatto di effetti collaterali come la perdita di capelli o l'alterazione della sensibilità alle dita di mani e piedi.

Sono le indicazioni che arrivano dalla 15esima riunione, inaugurata in questi giorni a Roma, del Gruppo Mito (Multicenter Italian Trials in Ovarian cancer): un gruppo di ricerca italiano attivo da 10 anni e impegnato a sviluppare collaborazioni nel campo della ginecologia oncologica. Sono oltre 4 mila in Italia ogni anno - ricorda una nota - le donne colpite da

aspx">tumore ovarico, il secondo più diffuso tra quelli ginecologici. A causa del carattere inizialmente asintomatico della malattia, l'80% delle pazienti viene diagnosticata nella fase avanzata e la mortalità è elevata. Grazie al miglioramento delle terapie si è riusciti a portare la sopravvivenza a 5 anni al 30-40%, mentre 20 anni fa non superava il 20%. E per un numero sempre maggiore di pazienti oggi la sopravvivenza può arrivare anche a 8-10 anni.

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La chemioterapia di prima linea insieme all'intervento chirurgico riesce a ridurre la malattia, a volte fino alla scomparsa, nel 50-80% dei casi. Purtroppo, però, il 60% delle pazienti recidiva e ha bisogno di altri trattamenti chemioterapici di seconda linea. "Il nostro primo obiettivo - spiega Sandro Pignata, direttore dell'Unità operativa complessa di Oncologia medica dell'Istituto nazionale tumori Fondazione Pascale di Napoli e presidente Mito Group - è ottenere nel maggior numero di casi la cronicizzazione della malattia, attraverso trattamenti chemioterapici multipli, intercalati quando necessario da interventi chirurgici. Ma l'altro obiettivo è migliorare la qualità di vita delle pazienti, fortemente influenzata, oltre che dalla malattia in sé, dagli effetti tossici dei farmaci".
 

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