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Sanità: fino a 7 anni per diagnosi diabete, al via progetto 'subito!

Sanità pubblica | 18/03/2010 16:24

Non temporeggiatori, ma interventisti contro il diabete. Da oggi in poi davanti a valori di glicemia anche solo leggermente più alti della norma non si dovrà chiudere un occhio e rimandare il problema, ma approfondire le cause e prendere le giuste contromisure. E' la strategia di guerra lanciata a Milano dagli specialisti italiani, allarmati per i dati che fotografano l'andamento della patologia. Molti pazienti "arrivano troppo tardi a una diagnosi di diabete e alla conseguente terapia,
certo per motivi culturali e non di malpractice", spiegano. Il ritardo può superare i 7 anni. I numeri segnalati negli Annali di Amd (Associazione medici diabetologi) parlano chiaro: in un anno il 17% delle visite effettuate negli oltre 650 centri diabetologici italiani sono catalogate come 'primi accessi' e i pazienti che si presentano per la prima volta hanno la malattia già in atto, in media, da oltre 7 anni. I diabetologi vogliono invertire la tendenza a sottovalutare le spie della malattia e, con questo obiettivo, lanciano il progetto pluriennale (2010-2013) SUBITO!, affinché i valori della glicemia vengano riportati alla normalità e mantenuti sotto controllo fin dall'esordio della malattia, con l'obiettivo di ridurre il peso delle complicanze cardiovascolari nei successivi 5 anni. L'impatto del diabete, avvertono gli esperti, sta crescendo a dismisura e in futuro potrebbe non essere più sostenibile.
 

"Cercheremo di arrivare all'obiettivo - spiegano Sandro Gentile e Carlo Bruno Giorda, rispettivamente presidente e vice presidente dell'Amd - agendo sulla formazione degli specialisti, dei medici di medicina generale e di tutti i professionisti del diabete, e promuovendo la comunicazione e l'educazione all'interventismo con il coinvolgimento di pazienti, associazioni di volontariato, istituzioni.
Infine vogliamo indirizzare su questo binario la ricerca scientifica italiana, per avere ulteriori dati sull'efficacia di questa strategia".
Il progetto punta a modificare la gestione della malattia in Italia e sarà presentato a Roma in occasione del meeting 'Changing diabetes barometer forum Italia'.

A maggio invece è in programma la presentazione ufficiale dell'iniziativa al ministero della Salute. La speranza è che si riescano ad arginare le complicanze. In Italia si contano 4,5 milioni di diabetici, il 7% della popolazione. Di questi, un milione non sa di essere malato. Ogni anno gli specialisti si trovano davanti un 'bollettino di guerra' che parla di 18 mila morti, 75 mila diabetici colpiti da infarto, 18 mila da ictus, 20 mila con

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dottnet.it/5606/obesità-fattore-di-rischio-per-patologie-renali.aspx">insufficienza renale cronica, 5 mila ai quali vengono amputati gli arti inferiori. "Molti di questi episodi si sarebbero potuti evitare", spiega Giorda. "A confermarlo - prosegue - sono diversi studi. Fra questi Steno-2, in cui gli scienziati suggeriscono che se cominciassimo a trattare la malattia almeno 5 anni prima potremmo ridurre le complicanze cardiovascolari di oltre il 40%. Lo stesso succederebbe per le amputazioni che si ridurrebbero di un quarto, 1.200 in meno, se si riducesse di un solo punto il valore dell'emoglobina glicata. Anche i ricoveri si dimezzerebbero. Con una boccata di ossigeno sul fronte economico".
Sono proprio le complicanze della malattia a incidere per quasi il 50% sui costi diretti del diabete, senza considerare giornate di lavoro perse o pensioni di invalidità. Nel suo complesso la malattia pesa sulle casse dello Stato per 11 miliardi di euro, circa il 10% della spesa sanitaria. "Noi crediamo che intervenire tempestivamente possa aiutarci a ridurre questi costi almeno del 25%", conclude Giorda.
Fonte: AdnKronos
 

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