Le risposte dei pazienti con asma persistente al polline presente nell’ambiente possono essere differenti da quelle rilevabili nella popolazione generale ed i farmaci per curare l’asma possono modificare gli effetti del polline sul flusso di picco espiratorio (PEF). La correlazione tra polline presente nell’aria e valori del picco di flusso espiratorio in pazienti con asma persistente in trattamento terapeutico ben definito è stata più volte oggetto di studio. Sono stati esaminati gli effetti ostruttivi del polline sulle vie aeree in 154 pazienti con asma persistente durante 16 settimane di trattamento attivo nel “Salmeterol Off Corticosteroids Study”. Le terapie utilizzate comprendevano un corticosteroide per inalazione, un beta agonista a lunga durata d’azione per inalazione e placebo. I pazienti erano non fumatori reclutati dai centri di cura ambulatoriali universitari da febbraio 1997 a Gennaio 1999.
I dati relativi alla presenza di polline nell’aria sono stati rilevati dal Environmental Protection Agency Aerometric Information Retrieval System. Un aumento di 10pb delle concentrazioni medie giornaliere di NO(2) nell’ambiente risultava associato ad una diminuzione dei valori di PEF pari a 1.53L/min (95% confidence interval [CI] -2.93 to -0.14) in modelli aggiustati per età, genere, razza/eynicità, centri clinici per l’asma, stagione, settimana, temperatura media giornaliera ed umidità relativa media giornaliera. La correlazione maggiore tra NO(2) e PEF era osservabile nei pazienti trattati con salmeterolo.
Esame analizza 32 proteine ed è in grado di predire chi ha più probabilità di aver bisogno di cure o di morire per queste patologie
Lo rivela un ampio studio presentato al Congresso della European Respiratory Society (ERS) a Vienna da Anne Vejen Hansen dell'Ospedale Universitario di Copenaghen
I pazienti che hanno ricevuto un trattamento diretto dallo pneumologo hanno avuto un minore utilizzo successivo dell'assistenza sanitaria per malattie respiratorie rispetto a quelli che hanno ricevuto cure abituali
Lo ha accertato uno studio internazionale in collaborazione fra l'Università francese Paris-Saclay, e quelle di Padova, Napoli Federico II e altri atenei stranieri
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