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Le sfide del neo ministro Lorenzin: cure primarie e H24

Sanità pubblica Redazione DottNet | 29/04/2013 08:09

Non sarà facile per il neo ministro Beatrice Lorenzin superare gli scogli che l'attendono all'indomani della sua nomina a guida del dicastero della Salute. Vediamo innanzitutto chi è la nuova responsabile del ministero: dopo Tina Anselmi, Maria Pia Garavaglia, Rosy Bindi (quand'era anch’ella al ministero della Sanità) e Livia Turco adesso è la volta di Beatrice Lorenzin, 42 anni, deputata per il Popolo della Libertà. Nata a Roma il 14 ottobre 1971, ha il diploma di liceo classico e prima di entrare al Parlamento nella compagine Pdl, era libera professionista. 

 

Già deputato nella precedente legislatura, è stata eletta nella circoscrizione XV (LAZIO 1).  E' stata co-firmataria di una proposta di legge per la promozione dell'equilibrio della rappresentanza dei sessi nell'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia. Sulla fecondazione eterologa si è espressa più volte per ''non cambiare la legge 40''.  La sua carriera politica ha preso il via a Roma, dove è entrata nel movimento giovanile di Forza Italia nel 1996 per diventare l'anno successivo consigliere del XIII Municipio. Ha scalato rapidamente gli incarichi nel partito: nel 1999 è coordinatore regionale del movimento giovanile, nel 2001 è l'unica donna eletta nelle fila di Forza Italia al consiglio comunale di Roma e nel 2004 è a capo della segreteria di Paolo Bonaiuti, portavoce della Presidenza del Consiglio.

Nel 2005 è coordinatrice regionale di Forza Italia e l'anno successivo è promossa coordinatore nazionale dei giovani del partito.  Inoltre, è iscritta a Vedro', il 'think tank' promosso dal neo premier. Su Facebook, la play listi dei preferiti dalla neo-ministro spazia dai Pink Floyd, The Police, Barry White a Rino Gaetano. In rete la si trova anche soprannominata la 'Meg Ryan' di Roma. Lorenzin ha prestato giuramento domenica mattina su proposta del presidente del Consiglio Enrico Letta, insieme ad altre sei colleghe donne.

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Come primo passaggio la Lorenzin dovrà affrontare la spada di Damocle di due miliardi in più di ticket, che scatteranno, se non ci saranno interventi, dal prossimo gennaio. Ma anche la tanto sbandierata riforma delle cure primarie, che puntava all'apertura h24 degli studi dei medici di base, rimasta in sospeso non solo per il destino incerto del governo ma anche per l'impasse nei rapporti, mai cosi' tesi, con le Regioni, sulle barricate per via dei ripetuti tagli al budget per la sanita'. Tanto che non si e' riusciti nemmeno a rinnovare il Patto per la Salute. E ancora la riorganizzazione degli ospedali, tra le misure introdotte con la spending review, che ancora aspetta l'ok dei governatori e che dovrebbe portare anche al tanto dibattuto taglio di circa ottomila posti letto. Non sono poche e nemmeno semplici da risolvere le 'grane' che trovera' il nuovo ministro della Salute. Sempre se ci sara', visto che nel toto-governo il dicastero di Lungotevere a Ripa quasi non e' stato nominato e che comincia anche a circolare l'ipotesi che, nell'ottica dell'esecutivo 'snello', possa essere di nuovo accorpato a qualche altro dicastero (come fece a inizio legislatura l'ultimo governo Berlusconi, affidando le competenze al ministero del Welfare).

 Ecco i principali nodi da sciogliere:

- RIFORMA TICKET: la questione piu' urgente resta quella della compartecipazione della spesa sanitaria da parte dei cittadini. Da piu' parti, ministro uscente compreso, si e' ribadito che andare oltre le soglie degli attuali ticket (4,5 mld dalle tasche degli italiani nel 2012) sarebbe ''insostenibile'' e addirittura metterebbe a rischio la natura pubblica e universale del servizio sanitario italiano. Per arginare questo nuovo salasso si e' lavorato sull'ipotesi di una riforma, passando a un sistema a franchigia in base al reddito o all'Isee (anche questo indicatore in attesa che si concluda la sua revisione), conclusa con un nulla di fatto. Un intervento e' comunque necessario perche' la Corte Costituzionale ha bocciato lo strumento del regolamento per la loro introduzione previsto dalla manovra estiva 2011, e per farlo il nuovo governo avra' pochi mesi di tempo (i nuovi ticket scattano dal 1 gennaio 2014).

 - RIORDINO OSPEDALI, TAGLIO POSTI LETTO E RIFORMA H24: come stabilito con la spending review, i posti letto dovevano diminuire fino ad arrivare a 3,7 per mille abitanti (di cui 0,7 per post-acuti, lungodegenza e riabilitazione), diventando a regime nel 2015 7.389 in meno. Ma il taglio andava fatto seguendo i nuovi standard per l'assistenza ospedaliera, fissati con un regolamento che non ha ancora superato il muro delle Regioni. Peraltro le risorse liberate con il taglio-riconversione dei posti letto dovevano andare a sostenere la riforma della medicina territoriale, con professionisti associati in maxi-ambulatori aperti h24 sette giorni su sette, al momento ferma al palo.

 - A RISCHIO PREZZI DI RIFERIMENTO: C'e' anche un altro meccanismo introdotto con la spending review che rischia di saltare, la previsione della possibilita' per le Asl di disdire i contratti in essere per forniture di beni e servizi se le aziende non accettassero di rinegoziarli sulla base dei prezzi di riferimento, individuati dall'autorita' di vigilanza sui contratti pubblici in collaborazione con l'Agenas. Il Tar del Lazio, su ricorso di alcune aziende del biomedicale, al momento ha sospeso proprio questi ultimi e la sentenza, che potrebbe smontare il meccanismo, e' in arrivo proprio nelle prossime settimane.

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Fonte: sindacati, ministero della Salute

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