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Lorenzin annuncia il suo programma: subito patto per la salute e Lea.

Sanità pubblica Redazione DottNet | 04/06/2013 18:08

Sarà istituito ''in tempi brevissimi un tavolo di concertazione con i rappresentanti delle Regioni per arrivare rapidamente a soluzioni condivise, necessarie per il perfezionamento del nuovo Patto per la salute''.

Lo ha annunciato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, illustrando alla Camera le linee programmatiche del proprio dicastero (clicca qui per scaricare il documento completo). ''Ritengo infatti - ha detto il ministro - che la stipula del nuovo patto possa rappresentare il vero punto di partenza per mettere insieme le esigenze dei cittadini e quelle imposte dal mutato quadro delle esigenze avvertite dal livello governativo, centrale e regionale''.  Il nuovo Patto, che il ministro ha definito un ''piano regolatore della Sanità'', rappresenta, ha concluso, ''un'occasione che non dobbiamo perdere, per coniugare la necessità di rigore della spesa pubblica con l'introduzione di azioni riformatrici''.''Confermo che ulteriori riduzioni di risorse non appaiono compatibili con la sostenibilità del sistema sanitario, già messo a dura prova dai recenti provvedimenti legislativi. Anche le Regioni 'virtuose' potrebbero avere seri problemi se non si corregge l'impostazione del recupero di risorse'', precisa il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: ''Come ha sottolineato il presidente del Consiglio - ha detto - occorre abbandonare la logica dei tagli lineari, auspicando un ripensamento della 'spending review', sulla base dei costi e dei fabbisogni standard''. Secondo Lorenzin è dunque ''necessario individuare, assieme alle Regioni, una mappatura ulteriore degli sprechi, specialmente in alcuni contesti del Paese dove ai costi elevatissimi delle prestazioni sanitarie non corrispondono solitamente adeguati livelli di qualità dei servizi resi ai cittadini''.

Inoltre ''Desidero migliorare la trasparenza delle nostre attività e consentire ai cittadini di scegliere dove curarsi, oltre che sulla base delle proprie conoscenze, anche verificando direttamente su Internet i livelli di qualità delle cure e dei servizi che ogni ospedale italiano è in grado di offrire'', afferma Lorenzin.  Facendo riferimento alla direttiva europea sull'assistenza sanitaria transfrontaliera, il ministro ha sottolineato come l'impegno è quello di ''proporre anche in Europa un modello innovativo di assistenza in grado di attrarre i cittadini europei che sceglieranno di curarsi in Italia''.  L'Italia, ha detto, ''deve competere con gli altri sistemi internazionali e per noi è importante non fare emigrare i pazienti bensì attrarre pazienti stranieri in Italia. Abbiamo tante eccellenze ma - ha concluso il ministro - dobbiamo colmare i gap ancora presenti tra le regioni''.Politica sanitaria in materia di prevenzione Tra le priorità che il Dicastero intende sviluppare vi è la valorizzazione delle policies relative alla prevenzione, in tutte le sue forme e nei diversi ambiti ove essa può essere attuata. Le ragioni di tale scelta consistono nella convinzione che un investimento in interventi di prevenzione, purché basati sull’evidenza scientifica, costituisca una scelta vincente, capace di contribuire a garantire, nel medio e lungo periodo, la sostenibilità del Sistema sanitario nazionale. Ecco alcuni passaggi del discorso del ministro:

LA PREVENZIONE

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Intendiamo pertanto organizzare un sistema di azioni di promozione della salute e di prevenzione primaria, secondaria e terziaria, collettiva e individuale, universale e per categorie a rischio, che possa accompagnare il cittadino in tutte le fasi della vita, nei luoghi di vita e di lavoro. In particolare, mi riferisco ad azioni volte: - a garantire lo sviluppo di condizioni che permettono di mantenere il livello di salute il più alto possibile (promozione della salute); - a prevenire l’insorgenza delle patologie trasmissibili e non (prevenzione primaria), ma anche - a giungere a diagnosi più precoci attraverso screening (anticipazione diagnostica, prevenzione secondaria), così da favorire il pieno recupero dell’ammalato, riconosciuto come tale in una fase di malattia più facilmente aggredibile; - e infine a realizzare una risposta assistenziale capace di gestire, rallentandone il decorso e impedendo l’insorgenza di complicanze, le patologie croniche (profilassi terziaria). Tali obiettivi vanno perseguiti attraverso la predisposizione del nuovo Piano nazionale di prevenzione (PNP), che modifichi e aggiorni lo strumento vigente, inizialmente adottato per il periodo 2010-12, e poi prorogato a tutto il 2013. Il PNP ha rappresentato in questi anni un punto di svolta nella programmazione sanitaria del nostro Paese, legato alla scelta strategica di investire ulteriormente nell’area della prevenzione per raggiungere migliori risultati di salute. Il modello si basa su una linea di governance compartecipata, che il Ministero intende continuare a perseguire, valorizzando al meglio le potenzialità degli strumenti di pianificazione e coordinamento. Nell’anno in corso sarà perciò adottato il nuovo Piano, col quale saranno bissate le strategie di prevenzione per il quinquennio 2014 – 2018. Il prossimo Piano prediligerà l’approccio trasversale, per determinanti e strategie complessive, rispetto a quello verticale, per singola patologia. Ritengo fondamentale, infatti, in linea con le indicazioni dei principali organismi internazionali del settore salute, in primis l’OMS, adottare – nelle scelte di sanità pubblica - un approccio strategico quanto più possibile “intersettoriale”, basato sul principio della “Salute in tutte le politiche” (Health in all policies), promuovendo la salute come bene collettivo da conquistare e tutelare attraverso l’integrazione tra le azioni che competono alle istituzioni e alla società . Porrò quindi attenzione non solo agli aspetti specificatamente sanitari, ma anche ai fattori ambientali, sociali ed economici della salute, in particolare a quelli che maggiormente influenzano i comportamenti del singolo. Dedicherò particolare attenzione a far sì che le azioni messe in campo mirino ad agire sui principali fattori di rischio nel nostro Paese attraverso un forte. Investimento in salute e interventi il più possibile trasversali e multisettoriali, anche con il coinvolgimento di altri soggetti istituzionali e della società civile, ove ciò sarà non solo necessario ma anche opportuno. Sollevo adesso l’attenzione su alcuni aspetti specifici di significativa rilevanza per le linee programmatiche del Dicastero attribuito alla mia responsabilità. Mi riferisco in particolare alle azioni di contrasto al fumo e alla dipendenza da gioco patologico. E’ noto a tutti - statistiche recenti lo confermano - che il fumo costituisce uno dei maggiori fattori di rischio nello sviluppo di patologie gravissime e spesso mortali, come le patologie cardiovascolari e le neoplasie; personalmente mi preoccupano i dati allarmanti relativi ai minori che presentano già l’abitudine al fumo, pertanto la mia azione di contrasto alla dipendenza che sarà una battaglia netta.

PROGRAMMAZIONE SANITARIA

Riorganizzazione della rete assistenziale Passo ora a illustrare un altro obiettivo che necessita realizzare, anch’esso di rilevanza strategica, e cioè la riorganizzazione dell’assistenza territoriale per rafforzare i legami tra ospedale e territorio. Non vi è dubbio, infatti, che su questo tema si gioca la stessa sostenibilità del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Su questo fronte occorre collaborare con le regioni per accelerare il percorso di attivazione delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) e delle Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP) deputate ad erogare l’assistenza primaria in un’ottica di complementarietà con le strutture ospedaliere e di accrescimento della capacità di presa in carico del cittadino assistito dal SSN. Nella medesima ottica, occorre continuare e completare il percorso iniziato dal Ministro Fazio per potenziare il ruolo delle farmacie convenzionate nell’erogazione dei servizi sanitari sul territorio. La Farmacia dei servizi, tenuto conto della presenza capillare delle farmacie sull’intero territorio nazionale, può garantire, con ridotti oneri per il SSN, prima assistenza e un’efficace missione di orientamento del cittadino verso gli altri presidi sanitari. Tale nuovo ruolo delle farmacie potrà comportare effetti virtuosi per la finanza pubblica, limitando l’accesso alle strutture ospedaliere e ai pronto soccorso in relazione alle effettive necessità dell’assistenza sanitaria, anche preventiva, con esclusione dei casi di domanda di servizi suscettibile di adeguata soddisfazione da parte delle farmacie. Aggiungo che, come è ben noto a questa Commissione, è all’esame della Conferenza Stato-Regioni lo schema di regolamento sulla “Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera” previsto dal decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito dalla legge n. 135 del 2012, che contiene, tra le altre, l’indicazione utile ad avviare la revisione del modello organizzativo e strutturale del Servizio Sanitario Nazionale in grado di recuperare risorse anche per investire nell’assistenza territoriale.

LEA

E’ noto che i LEA si identificano nelle prestazioni e nei servizi che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a garantire a tutti i cittadini, gratuitamente o in regime di compartecipazione, utilizzando le risorse raccolte attraverso il sistema fiscale. I LEA rispondono all’esigenza di garantire quel nucleo irrinunciabile del diritto alla salute protetto dalla Costituzione come ambito inviolabile della dignità umana; ciò comporta che gli stessi, benché non abbiano la pretesa di essere esaustivi rispetto ai bisogni assistenziali riconducibili al singolo e alla collettività, debbono prevedere comunque una soglia minima di interventi, al fine di non vulnerare la sfera giuridica soggettiva che l’art. 32 della Costituzione ha voluto tutelare e garantire in modo assolutamente pieno ed esclusivo. Vi comunico che la proposta di provvedimento di aggiornamento del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 29 novembre 2001, in attuazione dell’art. 5, commi 1 e 2, della legge n. 189 del 2012, è stata predisposta e trasmessa al Ministero dell’economia e delle finanze per acquisire il previsto concerto tecnico. Dopo la formulazione di una specifica valutazione economica da parte del Ministero dell’economia e finanze, lo schema di decreto è stato trasmesso il 12 marzo 2013 alla Conferenza Stato Regioni per l’avvio dell’istruttoria ai fini dell’intesa.

IL PATTO PER LA SALUTE

Un breve cenno merita il Patto per la Salute, che come è noto, è un accordo finanziario e programmatico tra il Governo e le Regioni, di valenza triennale, in merito alla spesa e alla programmazione del Servizio Sanitario Nazionale, finalizzato a migliorare la qualità dei servizi, a promuovere l’appropriatezza delle prestazioni e a garantire l’unitarietà del sistema. Va a questo punto ricordato che le disposizioni di cui al decreto-legge 2012, n.95 stabiliscono che, in mancanza della definizione in sede Stato- Regioni entro il 15 novembre 2012 del Nuovo Patto per la salute 2013-2015, sarebbero divenute operative le misure fissate dal medesimo decreto in campo sanitario, misure che, diversamente, con il Patto avrebbero potuto essere rimodulate, fermo restando l’importo complessivo degli obiettivi finanziari annuali. Il nuovo patto non è stato ancora perfezionato, ma tale obiettivo riveste significativa rilevanza, visto che lo stesso presenta finalità sia di carattere programmatico che di definizione di convergenze tra Stato e Regioni nel governo del sistema sanitario nazionale. Colgo l’occasione per rappresentare la mia volontà di istituire in tempi brevi un tavolo di concertazione con i rappresentanti delle Regioni per addivenire rapidamente a soluzioni condivise, necessarie per il perfezionamento del nuovo Patto. Ritengo infatti che la stipula del nuovo Patto possa rappresentare il vero punto di partenza per mettere insieme le esigenze dei cittadini e quelle imposte dal mutato quadro delle esigenze avvertite dal livello governativo, centrale e regionale. Fondo sanitario nazionale A causa delle manovre correttive di finanza pubblica dal 2010 (d.l. 78/2010, d.l. 98/2011, d.l. 95/2012, l. di stabilità 2013), il livello di finanziamento del FSN è stato ridotto in misura veramente straordinaria, fino a determinare nel 2013, per la prima volta, un decremento del finanziamento cui concorre ordinariamente lo Stato pari a -0,88% rispetto all’anno precedente. Confermo che ulteriori riduzioni di risorse non appaiono compatibili con la sostenibilità del sistema sanitario, già messo a dura prova dai recenti provvedimenti legislativi. Anche le Regioni “virtuose” potrebbero avere serie problemi se non si corregge l’impostazione del recupero di risorse, senza entrare nei livelli di complessità che caratterizzano il settore. Come ha sottolineato il Presidente del Consiglio, occorre abbandonare la logica dei tagli lineari auspicando un ripensamento della spending review sulla base dei costi e dei fabbisogni standard, così come peraltro suggerito anche dal “comitato dei saggi” istituito presso la Presidenza della Repubblica. E’ necessario individuare, assieme alle Regioni, una mappatura ulteriore degli sprechi, specialmente in alcuni contesti del nostro Paese, dove ai costi elevatissimi delle prestazioni sanitarie non corrispondono solitamente adeguati livelli di qualità dei servizi resi ai cittadini. Così come è necessario rendere possibile che le regioni in piano di rientro possano documentare oltre che un miglioramento dei conti, anche una concreta riqualificazione dei servizi a favore dei cittadini.

TICKET

Come è noto, l’art. 17, co. 1, lett. d), d.l. n. 98/2011 prevede a decorrere dal 2014 un incremento dei ticket corrisposti dagli assistiti per un importo stimato in 2.000 mln di euro annui. Tale disposizione rinviava ad un regolamento per l’introduzione delle citate misure, la Corte Costituzionale – ritenendo che lo Stato non possa emanare regolamenti in materia di competenza concorrente, quale è la materia relativa alla tutela della salute – ha dichiarato l’incostituzionalità della norma, con effetto retroattivo. Pertanto, il Governo con il recente Documento di Economia e Finanza (DEF 2013), approvato dal Parlamento, ha preso atto dell’avvenuta cancellazione della norma sui ticket dall’ordinamento, e nel contempo ha conformemente corretto (al rialzo) le previsioni di spesa sanitaria dal 1° gennaio 2014. Analogo adeguamento verrà operato con la prossima legge di bilancio 2014. 

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Fonte: Ministero della Salute, Lorenzin

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