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Assicurazione professionale, obbligo dal 13 agosto. Le proposte Ania

Professione Redazione DottNet | 03/07/2013 16:19

Sarà un’estate di fuoco per i medici italiani. Il clima diventerà rovente dal prossimo 13 agosto, quando diventerà obbligatoria la polizza di rc professionale. Un’esigenza che darà a pugni con quanti appartengono alle specializzazioni a rischio, come ginecologi, chirurghi e ortopedici, da sempre ostacolati dalle compagnie per via dell’elevata incidentalità dovuta all’aumento delle denunce e degli importi dei risarcimenti danni per presunti casi di malpractice medica.

Secondo l’Ania negli ultimi anni sono aumentate le denunce passate dalle 10 mila di 15 anni fa alle 30 mila attuali con un costo che oscilla tra i 30 e i 40 mila euro con punte di milioni di euro. Col risultato che le assicurazioni hanno aumentato il premio del 600% negli ultimi anni: per esempio un ginecologo paga circa 20mila euro all’anno di polizza, più o meno come chirurghi, ortopedici e in linea di massima i professionisti che operano nell’ambito della medicina estetica. (clicca qui per la video intervista a Attilio Staffani, assicuratore e esperto del settore) Amami, propone d’istituire anche in Italia un fondo vittime e dell’alea terapeutica già in vigore in altri paesi europei per arginare una situazione ormai esplosiva perché il paziente non rischia nulla e i giudici dovrebbero condannare alle spese di lite la parte soccombente, ossia chi avanza una richiesta di risarcimento vuota di contenuti.

La proposta del parlamentare Fucci: Il Parlamento torna ad affrontare il tema della responsabilità professionale dei sanitari. E lo fa dando il via oggi all’iter di esame, in Commissione Affari Sociali, del disegno di legge proposto dal deputato del Pdl, e ginecologo, Benedetto Fucci, In tutto si tratta di cinque articoli che cercano di mettere mano ad un tema, quello della responsabilità professionale, delicato e complesso oltre che estremamente oneroso per il Servizio sanitario. Nel tentativo di offrire risposte a queste tematiche il disegno di legge dell’onorevole Fucci si propone di definire, all’articolo 1, la natura del rapporto tra medico e paziente, mediante l'introduzione, il modello è preso in prestito dalla Francia, di un contratto che espressamente non comporti per il medico l'obbligo di guarire il paziente, bensì quello di prestargli le cure appropriate e necessarie, in conformità con le conoscenze scientifiche acquisite.
 
L’articolo 2: prevede l'obbligo, per tutte le strutture sanitarie, pubbliche o private, di stipulare una copertura assicurativa per responsabilità civile a vantaggio sia del personale medico che di quello sanitario e infermieristico.

"Ciò comporta - spiega Fucci nella sua proposta – il principio secondo cui la responsabilità civile per eventuali danni subìti a causa di imperizia da parte del personale sanitario sia posta a carico delle strutture in cui è avvenuto l'intervento medico. Di conseguenza, colui che si ritenga danneggiato da un intervento sanitario e che giudichi tale violazione contraria a quanto stipulato nel contratto deve obbligatoriamente rivolgersi all'assicuratore".
 
L’articolo 3 introduce il concetto dell’obbligatorietà della conciliazione stragiudiziale prima di avviare l'azione civile nei confronti dell'assicuratore. Se la conciliazione dovesse fallire allora si può avviare l'azione civile diretta nei confronti dell'assicuratore.
 
L’articolo 4 prevedere l’obbligo di istituire nelle Asl e negli ospedali appositi uffici legali di supporto al personale sanitario sul piano legale nel momento in cui questo debba prendere, nell'arco di poco tempo, decisioni di estrema delicatezza per la necessità di intervenire in situazioni di emergenza. "Di conseguenza - spiega ancora Fucci – ove sia accertato che il sanitario ha seguito tali indicazioni, esso non può essere accusato o subire penalizzazioni sul piano disciplinare o economico".
 
Infine l’articolo 5 istituisce obbligatoriamente, presso ogni regione e Pa, “un ufficio di valutazione del rischio di responsabilità civile del personale sanitario, composto da esperti con l’obiettivo di prevenire i contenziosi offrendo alle Asl e agli ospedali indicazioni di natura vincolante sul piano organizzativo. Inoltre, anche per fare chiarezza sulle cifre e sulle dimensioni del fenomeno e per ovviare alla mancanza di fonti certe di cui si accennava all'inizio, questi uffici hanno il compito di raccogliere i dati sul contenzioso in campo sanitario emersi nei territori di competenza, inviando una relazione sia al Ministero della salute che alle competenti Commissioni parlamentari”.

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La posizione dell’Ania. Il tema della responsabilità civile dei medici e delle strutture sanitarie è sempre più caratterizzato "da numerose denunce e dall'aumento dei risarcimenti per i casi di malasanità", afferma Aldo Minucci, presidente dell'Associazione nazionale delle imprese assicuratrici (Ania), nella sua relazione all'assemblea annuale. Per arginare le difficoltà che incontrano alcune specializzazioni Minucci propone di applicare misure “utili a mitigare il rischio di malpractice medica, contenere il livello dei costi e incrementare la disponibilità dell’offerta di misure assicurative”. In questo senso, la priorità è rappresentata dall’inserimento della figura del risk manager “in tutte le strutture sanitarie, lo sviluppo di adeguati processi di formazione per medici e operatori e il monitoraggio sistematico degli errori”. Altra misura che il presidente dell’Ania ha suggerito riguarda l’eliminazione “della responsabilità per colpa degli esercenti le professioni sanitarie che provino di aver rispettato, nello svolgimento della loro attività, appropriati protocolli di comportamento medico-sanitari”. In terzo luogo occorrerebbe “la previsione di tabelle valutative del danno biologico e l’introduzione di limiti ai danni non patrimoniali”. Sul tema di un fondo unico dedicato alle professioni sanitarie, Minucci ha osservato che prima di istituirlo bisognerebbe “innanzitutto definire chiaramente chi può beneficiarne e a quali condizioni”. E’ allo stesso modo importante procedere a una stima “dell’effettivo fabbisogno finanziario, che dipende dall’entità dei rischi garantiti, in modo da poter quantificare con corrette tecniche attuariali il contributo da versare”. Allo stato attuale, la legge prevede che il Fondo sia alimentato dal contributo dei professionisti che ne richiedano l’intervento e da un ulteriore contributo a carico delle imprese assicuratrici. Questo meccanismo tuttavia “oltre a determinare un aumento del costo delle polizze – ha osservato Minucci – presenta anche il problema di non garantire la congruità delle risorse del Fondo rispetto ai presumibili impegni, tenuto conto della ridotta dimensione complessiva dei premi del comparto, pari a 600 milioni di euro”. Sarebbe quindi utile individuare modalità alternative di finanziamento, “ad esempio in maniera simile a quanto stabilito per il contributo previdenziale gravante sulle parcelle di alcune categorie professionali”. Nella sua relazione annuale, il presidente dell’Ania ha affrontato un altro tema di enorme portata per le professioni sanitarie: i gravi danni alla persona, cioè quelli sull’integrità psicofisica con un danno biologico permanente tra i 10 e i 100 punti di invalidità. “Su questo punto, siamo ancora in attesa della tabella che stabilisce i valori di risarcimento prevista dal Codice delle assicurazioni private ben sette anni fa”. E l’approvazione della tabella “spetta al governo. Noi abbiamo il dovere di sottolineare l’urgenza di questa decisione”. 

I dati: cala il numero delle denunce contro i medici e le strutture sanitarie. Dai 33.700 sinistri registrati nel 2010 si è passati ai 31.400 del 2011. Non un calo vertiginoso, poco meno del 7%, ma assai significativo se si pensa che dal 1994 il numero di questo tipo di sinistri è cresciuto di oltre il 200%. E' quanto emerge dall'ultimo rapporto Ania (Associazione nazionale imprese assicuratrici) sui sinistri nell'area medica. Analizzando i dati dell'Ania si scopre che a diminuire è sia il numero delle denunce contro i singoli professionisti (11.782 contro 12.329 dell'anno precedente) sia quelle contro le Asl (19.627 contro 21.353 del 2010). " 

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Fonte: ania,

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