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Aifa, studio sui rischi dell’interazione tra farmaci

Farmaci Redazione DottNet | 31/08/2013 16:23

La polifarmacoterapia, cioè la prescrizione/assunzione concomitante di due o più farmaci appartenenti o meno alla stessa classe terapeutica, è sempre più diffusa tra i pazienti anziani italiani e si configura come indice di severità clinica e rappresenta un fattore di rischio di interazione farmacologica.

E’ quanto emerge da un’indagine condotta dai componenti dal Geriatrics Working Group dell’Aifa (clicca qui per scaricare il documento completo).  La ricerca ha evidenziato che l’11% della popolazione anziana, pari a più di 1,3 milioni di individui, assume più di 10 farmaci al giorno. In particolare, il gruppo di età tra i 75 e gli 84 anni è stato esposto al più alto carico farmacologico, con il 55% dei soggetti trattati con 5-9 farmaci e il 14% con 10 o più farmaci. La prevalenza della politerapia è stata inferiore nei soggetti di età di 85 anni o più rispetto a quelli tra i 75-84 anni, “un dato che potrebbe far pensare ad un approccio più attento al trattamento farmacologico nel soggetto più anziano. In effetti, la coesistenza di una complessità clinica e di una aspettativa di vita limitata, insieme alla mancanza di prove di efficacia derivanti da studi clinici su persone molto anziane, non forniscono ai medici le conoscenze adeguate sui risultati associati ad un trattamento farmacologico aggressivo”. I ricercatori sottolineano l’enorme tasso di rischio strettamente legato alla polifarmacoterapia.

In particolare per i pazienti in politerapia, cioè che assumono 5 o più farmaci, presentano “Un aumento del rischio di mortalità. In tre studi di popolazione, condotti su registri di prescrizione sia nazionali che locali svedesi, è stato dimostrato come l’incremento delle interazioni gravi fosse linearmente correlato al numero dei farmaci assunti ed aumentasse per i soggetti di sesso maschile di età compresa tra i 70 e gli 89 anni. Nel contesto italiano, uno studio (Onder e coll.) ha riportato come, nei soggetti anziani ospedalizzati, l’incremento del numero dei farmaci aumenti il rischio di reazioni avverse (18% per ogni farmaco in più)”. E’ per questo che “conoscere il consumo di farmaci e l’impatto della polifarmacoterapia nella popolazione ultrasessantacinquenne fornisce informazioni critiche per la valutazione dell’attività prescrittiva, oltre a indicazioni sul possibile rischio sia di interazioni farmacologiche negative che – conclude l’indagine - di trattamenti inappropriati”. 

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Fonte: Aifa

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