Una giornata di studio e di approfondimenti per una malattia, l’asma, che negli ultimi anni ha assunto proporzioni importanti sia tra gli adulti che tra i giovanissimi. Basti pensare che il 5 per cento di tutti gli asmatici in età pediatrica è affetto da una forma grave, e in età scolare il 10 per cento dei bambini ha problemi di asma. Numeri che non devono allarmare, ma che di certo spingono gli esperti a tenere alta la guardia.
Ed è proprio per questo che è nato il progetto Gasp (Gestione asma severa e problematica), destinato a medici e specialisti. «Uno degli obiettivi - spiega la professoressa Maria Triassi, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica della Federico II – è quello di razionalizzare la spesa grazie al potenziamento dell’appropriatezza prescrittiva. E’ fondamentale fornire strumenti e conoscenze alle figure professionali impegnate nella “cura” del paziente affetto da questa patologia, anche allo scopo di muovere i primi passi sulla creazione di un registro regionale pazienti asmatici». E come sempre, curare appropriate si traducono poi in un risparmio di spesa. Nei più piccoli «l’asma severo – aggiunge la pediatra Francesca Santamaria - colpisce prevalentemente i pazienti che risultano allergici a più sostanze, e di solito sono i bambini in età scolare (dagli otto anni in poi) ad essere maggiormente esposti. Certo, ci sono casi di asma severo anche nei bambini in età prescolare e tra i lattanti, ma sono decisamente sporadici e c’è poi da considerare che questi casi sono estremamente difficili da diagnosticare». Ed ecco perché è fondamentale «un follow up rigoroso e attento, realizzato in centri specialistici (di terzo livello), dove ci sia la possibilità seguire ipazienti con tutte le attrezzature del caso. Non meno importante – conclude la dottoressa Santamaria – è il confronto tra gli specialisti e il pediatra di famiglia». «L’asma grave – chiarisce l’allergologo Amato de Paulis – rappresenta il 4 per cento di tutte le patologie asmatiche.
Fonte: Federico II triassi
Esame analizza 32 proteine ed è in grado di predire chi ha più probabilità di aver bisogno di cure o di morire per queste patologie
Lo rivela un ampio studio presentato al Congresso della European Respiratory Society (ERS) a Vienna da Anne Vejen Hansen dell'Ospedale Universitario di Copenaghen
I pazienti che hanno ricevuto un trattamento diretto dallo pneumologo hanno avuto un minore utilizzo successivo dell'assistenza sanitaria per malattie respiratorie rispetto a quelli che hanno ricevuto cure abituali
Lo ha accertato uno studio internazionale in collaborazione fra l'Università francese Paris-Saclay, e quelle di Padova, Napoli Federico II e altri atenei stranieri
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