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I malati cronici spesso dimenticano i farmaci. Il ruolo del medico

Farmaci Redazione DottNet | 13/11/2014 14:54

I pazienti con malattie croniche hanno un rapporto spesso complicato con i farmaci. Oltre la metà ne assume dai 2 ai 3 al giorno, il 10,5% anche più di quattro. A circa uno su cinque accade di dimenticare di assumere la terapia, ad uno su sette di sbagliare il dosaggio del farmaco.

E' quanto emerge da un'indagine di Cittadinanzattiva in collaborazione con il Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici (CnAMC), che ha coinvolto 619 persone affette da diverse malattie croniche. Il 22% dichiara di essere stato costretto ad interrompere la terapia, per una reazione allergica (22,6%) o perché risultata inefficace (20,4%); ma anche per i costi a carico dei cittadini (16,4%) o perché il farmaco non era disponibile in farmacia (14,5%). Una percentuale inferiore (10,8%) decide di sospendere o non intraprendere la terapia prescritta, per scetticismo (56,5%), o perché la cura prevede un numero di somministrazioni troppo elevato (13%), o ancora perché si tratta di terapie che se intraprese dureranno tutta la vita e che quindi scoraggiano (11,6%). In altri casi la decisione dipende da una cattiva comunicazione tra medico e pazienti: per il 32,2% degli intervistati, infatti, le informazioni fornite non erano state sufficientemente chiare. Il 37% dei pazienti vorrebbe non essere costretto a prendere tanti farmaci diversi, oltre il 35% vorrebbe assumere terapie che mostrino miglioramenti e non durino troppo a lungo; il 30% auspica terapie con meno effetti collaterali, mentre il 23% desidera che il medico gli prescriva la cura in modo più chiaro. C'è anche un 20% che vorrebbe che fosse lo specialista a prescrivergli il farmaco su ricetta rossa, senza dover ricorrere al medico di famiglia.

I pazienti cronici sembrano ancora confusi su farmaci biologici e biosimilari: solo il 9% è a conoscenza della differenza tra i due tipi di medicinali, e il 41% non sa cosa proprio cosa sia un biosimilare.

  Dall'indagine di Cittadinanzattiva emerge anche che il 30% dei pazienti cronici sa cos'e' il farmaco biologico, il 20% sa che lo fornisce solo l'ospedale ed ancora il 19% sa che è costoso. Esiste, tuttavia, un 17,5% che non sa cosa sia e un 7% che non ne ha mai sentito parlare. Chi assume un farmaco biologico sembra essere più informato: il 60,5% dichiara di essere stato messo a conoscenza che si tratta di un farmaco sperimentato per la propria patologia e il 44,9% di avere avuto indicazioni sugli effetti collaterali che può avere.

Per i farmaci biosimilari, invece, il 28,8% degli intervistati dice di avere ricevuto solo informazioni che riguardano il nome e la modalità di somministrazione, oltre al fatto che il medicinale è stato sperimentato per la malattia (26,9%), mentre solo al 7,7% sono state prospettate alternative terapeutiche. "Per migliorare l'aderenza alle terapie e per promuovere i biosimilari bisogna fare maggiore chiarezza, e dovrebbero farlo le istituzioni, su due procedure di autorizzazione differenti tra biologico originatore e biosimilari: per il primo è richiesto un iter con trial clinici per l'indicazione terapeutica principale e per tutte le altre mentre per i biosimilari no, si fa solo per l'indicazione terapeutica principale mentre per le altre si procede per estrapolazione", spiega Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale diritti del malato. Scetticismo, infine, sui farmaci equivalenti: quasi la metà dei pazienti intervistati (47,3%) non cambierebbe la terapia che sta assumendo con quella equivalente o ha dubbi nel farlo (21,6%).

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fonte: cittadinanzattiva, ansa

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