I pazienti con malattie croniche hanno un rapporto spesso complicato con i farmaci. Oltre la metà ne assume dai 2 ai 3 al giorno, il 10,5% anche più di quattro. A circa uno su cinque accade di dimenticare di assumere la terapia, ad uno su sette di sbagliare il dosaggio del farmaco.
E' quanto emerge da un'indagine di Cittadinanzattiva in collaborazione con il Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici (CnAMC), che ha coinvolto 619 persone affette da diverse malattie croniche. Il 22% dichiara di essere stato costretto ad interrompere la terapia, per una reazione allergica (22,6%) o perché risultata inefficace (20,4%); ma anche per i costi a carico dei cittadini (16,4%) o perché il farmaco non era disponibile in farmacia (14,5%). Una percentuale inferiore (10,8%) decide di sospendere o non intraprendere la terapia prescritta, per scetticismo (56,5%), o perché la cura prevede un numero di somministrazioni troppo elevato (13%), o ancora perché si tratta di terapie che se intraprese dureranno tutta la vita e che quindi scoraggiano (11,6%). In altri casi la decisione dipende da una cattiva comunicazione tra medico e pazienti: per il 32,2% degli intervistati, infatti, le informazioni fornite non erano state sufficientemente chiare. Il 37% dei pazienti vorrebbe non essere costretto a prendere tanti farmaci diversi, oltre il 35% vorrebbe assumere terapie che mostrino miglioramenti e non durino troppo a lungo; il 30% auspica terapie con meno effetti collaterali, mentre il 23% desidera che il medico gli prescriva la cura in modo più chiaro. C'è anche un 20% che vorrebbe che fosse lo specialista a prescrivergli il farmaco su ricetta rossa, senza dover ricorrere al medico di famiglia.
I pazienti cronici sembrano ancora confusi su farmaci biologici e biosimilari: solo il 9% è a conoscenza della differenza tra i due tipi di medicinali, e il 41% non sa cosa proprio cosa sia un biosimilare.
fonte: cittadinanzattiva, ansa
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