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Scoperti canali per cellule immunitarie contro ictus le malattie neurologiche

Neurologia Redazione DottNet | 01/09/2018 15:28

Sono scorciatoia per arrivare più in fretta nelle aree dell'infiammazione

Nel cervello esistono delle 'autostrade' dedicate alle cellule immunitarie, 'scorciatoie' per arrivare il prima possibile ed evitare i danni provocati da ictus e altre malattie neurologiche. Sono minuscoli tunnel che attraversano il cervello, dalla base del cranio alla sommità, e collegano il midollo osseo con lo strato più esterno del cervello. I risultati della ricerca, coordinata dall'università di Harvard, sono pubblicati sulla rivista Nature Neuroscience.  "Abbiamo sempre pensato che le cellule immunitarie dalle braccia e dalle gambe viaggiassero attraverso il sangue fino ai tessuti cerebrali danneggiati. Adesso abbiamo scoperto che possono prendere una scorciatoia per arrivare più in fretta nelle aree dell'infiammazione", spiega una delle ricercatrici, l'italiana Francesca Bosetti, del National Institute of health (Nih).

A questa scoperta i ricercatori, guidati da Matthias Nahrendorf, ci sono arrivati tracciando il percorso di alcune cellule immunitarie, i neutrofili, marchiate con delle etichette luminose. Ne hanno seguito il viaggio verso il tessuto cerebrale danneggiato da ictus o meningite, mentre partivano direttamente dal midollo osseo del cranio o della tibia. Si è così visto che durante un ictus è il cranio, e non la tibia, a far arrivare più cellule immunitarie al tessuto danneggiato. Durante un infarto invece, il cranio e la tibia danno un numero simile di neutrofili al cuore, che si trova più o meno alla stessa distanza dalle due aree. Secondo i ricercatori il midollo del cranio produce molte più cellule immunitarie per la parte danneggiata, rispetto al midollo presente nelle altre ossa del corpo. E' inoltre possibile che le sostanze infiammatorie prodotte dal cervello allertino il midollo del cranio verso la lesione più velocemente. "Vogliamo capire l'importanza di questi canali, osservati anche nell'uomo - conclude Nahrendorf - per le malattie infiammatorie del sistema nervoso centrale, come ictus o ipertensione, nonché malattie croniche come l'Alzheimer".

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fonte: Nature Neuroscience

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