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Medici di famiglia in ospedale contro il sovraffollamento

Medicina Generale Redazione DottNet | 16/11/2018 20:11

L'iniziativa in Piemonte. Scotti all'Aifa: agli Mmg i piani terapeutici per Bpco e diabete

Medici di medicina generale negli ospedali contro il sovraffollamento dei pronto soccorso. Lo prevede il protocollo d'intesa che la Regione Piemonte ha sottoscritto con i sindacati dei medici di famiglia Fimmg, Snami e Smi, con l'obiettivo di ridurre gli accessi inappropriati e fornire allo stesso tempo una migliore risposta ai pazienti. Un'iniziativa che potrebbe essere replicata anche in altre regioni.

Nei principali ospedali piemontesi verrà istituito un "ambulatorio delle non urgenze", separato dai locali del pronto soccorso, in cui opererà un medico di medicina generale (un medico di famiglia oppure un medico di continuità assistenziale). L'ambulatorio prenderà in carico tutti i pazienti che sono già stati sottoposti a triage presso il pronto soccorso ma che sono stati classificati come codici bianchi, con esigenze non riconducibili all'emergenza-urgenza e quindi minore priorità.

Il medico di medicina generale a quel punto si occuperà di visitare il paziente e potrà confermare la non urgenza del caso: il paziente sarà quindi dimesso e affidato al proprio medico curante. Il medico potrà però anche modificare il codice di triage, giudicandolo di priorità maggiore. In questa circostanza il paziente tornerà in pronto soccorso.

L' Agenzia italiana del farmaco incontri quanto prima i medici di famiglia. E' l' auspicio del segretario generale della Fimmg, Silvestro Scotti convinto che sia "prioritario riprendere immediatamente il percorso dialettico già avviato con l' Aifa, per definire un nuovo ruolo per il medico di medicina generale attraverso la prescrizione diretta dei piani terapeutici previsti per i farmaci per la broncopolmonite cronica ostruttiva (Bpco) e per il diabete". Per Scotti, "limitare la possibilità prescrittiva dei medici di medicina generale identificati come attori primari della presa in carico del paziente affetto da cronicità, e la loro possibilità di intervenire sui piani terapeutici, non può che incidere in modo fortemente negativo in questo rapporto fiduciario con il paziente, su cui l' alleanza terapeutica si basa, limitando e ritardando peraltro le possibilità di cura per i cittadini".

Nella nota Scotti rinnova gli auguri di buon lavoro al neoeletto direttore generale dell' Aifa Luca Li Bassi e commenta positivamente i dati dell'ultima ricerca Censis che "confermano il ruolo centrale della medicina generale nell'ottica di un' assistenza di qualità, ma soprattutto quanto sia forte il riscontro da parte dei cittadini che, sempre più, cercano un'alleanza terapeutica con il medico di famiglia, riconosciuto come garante della tutela della salute".

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