Gli osservatori scelgono i candidati in convegni o congressi: preferiscono i professionisti con i punteggi di laurea e specializzazione migliori
Vengono scelti tra i migliori e con offerte economiche difficili da rifiutare. I giovani medici italiani sono sempre più nel mirino di talent scout stranieri 'a caccia' di camici bianchi da portare in Nord Europa (Germania, Olanda, Danimarca e Gran Bretagna sopratutto). Come avviene nel mondo dello sport, questi osservatori 'fiutano' i candidati in convegni o congressi e scelgono i professionisti con i punteggi di laurea e specializzazione migliori. Poi scatta il 'corteggiamento' per farli trasferire all' estero. Questa fuga dei dottori dal Servizio sanitario nazionale verso altri Paesi sta assumendo, da fenomeno di nicchia, i contorni di un vero problema per ospedali e Asl che rischiano di ritrovarsi senza medici. E' il Veneto una delle Regioni che per prima ha denunciato le conseguenze: "Un giovane medico su 5 va a lavorare all' estero", spiega all' AdnKronos Salute Michele Valente, presidente dell' Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Vicenza.
"Da qualche isolato episodio, il fenomeno è cresciuto -sottolinea Valente-. Il Veneto, come la Toscana o la Lombardia, sono considerate regioni dove la sanità pubblica funziona e i medici lavorano bene. Così i medici sono molto apprezzati e diventano l' obiettivo di personaggi di alcune agenzie, diciamo talent scout, che lavorano anche per ospedali pubblici stranieri che cercano di convincerli a trasferirsi all' estero.
Secondo il presidente dell' Omceo Vicenza, è necessario "contestualizzare il fenomeno della fuga all' estero dei medici. In Veneto è certificata una carenza di 1.295 medici ospedalieri - ricorda Valente - e in alcuni territori cominciano a mancare anche i medici di famiglia. Fatta questa premessa, c' è anche l' ulteriore problema che qui in Italia i professionisti stranieri non vogliono venire a lavorare. L' Ulss di Treviso, tramite la Camera di Commercio, ha cercato in Romania, Polonia e Ungheria medici disponibili a venire a lavorare in Veneto. Ebbene, nessuno ha risposto. Questo perché l' Italia oggi non è appetibile. In Francia il medico di famiglia percepisce 30 euro per ogni visita a domicilio e in un ospedale pubblico come primo stipendio si prendono 5.500 euro al mese".
"Al mio Ordine - prosegue Valente - sono iscritti 4.050 colleghi e ogni anno sono 150 i neo iscritti, tutti molti bravi. Non è facile frenare la loro fuga all' estero e anche monitorare il fenomeno. Non è un esodo organizzato, ma avviene tutto con il passaparola e appunto con questi talent scout. Non c' è più, come un tempo, il muro delle lingue. Tutti i ragazzi sanno bene l' inglese o hanno avuto già esperienze formative in altri Paese con l' Erasmus. Ora non si sceglie di andare via dall' Italia perché non c' è meritocrazia, ma perché la professione medica è diventata molto più complicata e con tanti ostacoli da superare". Nei giorni scorsi a Padova si è tenuta una riunione tra gli Ordini dei medici e la direzione generale della sanità del Veneto. "Dobbiamo tornare a rendere appetibile il lavoro del medico del Ssn - suggerisce Valente - tornare a dare serenità e motivazioni. Non una dimensione romantica che è ovvio i tempi di oggi non permettono, ma migliorare il rapporto con i pazienti e far capire che il medico lavora per la loro salute. La Regione Veneto - conclude - fa un discorso un po' diverso. Vede nell' autonomia una possibile soluzione a questi problemi, ma non mi sembra la scelta migliore. Ormai il medico sta diventando una merce rara e gioco forza le cose preziose vengono a costare di più. Un prezzo da pagare non solo economico, ma come riconoscimento sociale e culturale, che nel nostro Paese è venuto meno.
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