L'incremento è stato bloccato dalla Fondazione che non si è voluta assumere la responsabilità dell’erogazione finché non sarà ratificata dai Ministeri vigilanti
Anche quest’anno mese di marzo avaro per i circa 110.000 pensionati dell’Enpam (tra cui numerosi ex medici di famiglia e loro orfani e vedove) che già pregustavano un seppur piccolo incremento della loro pensione. L’aumento dei trattamenti è stato infatti ancora una volta bloccato dalla Fondazione, che -con buona pace delle attese degli aventi diritto- non si è voluta assumere la responsabilità dell’erogazione, in quanto non ancora ratificata dai Ministeri vigilanti.La vicenda si origina dalla complessa procedura ministeriale di approvazione degli ultimi Regolamenti Enpam, perfezionata il 13 settembre 2017, laddove le autorità vigilanti hanno preteso che nel corpo dei Regolamenti medesimi fosse espressamente previsto che il provvedimento di rivalutazione è annualmente adottato con delibera del Consiglio di Amministrazione dell’Ente, soggetta all’approvazione dei Ministeri Vigilanti, ai sensi dell’art.
Viene quindi confermata la differenza tra pensioni Inps ed Enpam. Le pensioni Inps vengono infatti rivalutate a partire dal mese di gennaio sulla base di un decreto ministeriale che viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale il novembre precedente, il quale determina l’indicizzazione sulla base dell’inflazione reale dei primi nove mesi e di quella stimata degli ultimi tre.
L’Enpam, invece, pur avendo sempre a gennaio la decorrenza della rivalutazione, la calcola sull’inflazione reale dell’intera annualità, dato, questo, non disponibile prima della fine del mese di gennaio, quando sono già stati disposti anche i pagamenti di febbraio. Fino al 2017, quindi, l’erogazione della rivalutazione è sempre avvenuta nel mese di marzo, con gli arretrati di gennaio e febbraio. La pretesa ministeriale ha quindi aumentato ulteriormente il gap fra Enpam ed Inps.
Certo, i pensionati non perderanno nulla, perché, quando i Ministeri daranno il via libera, saranno loro corrisposte tutte le mensilità arretrate, ma intanto buona parte di essi a marzo andrà incontro ad una nuova riduzione del trattamento netto, perché inizierà ad essere trattenuta la prima delle nove rate dell’acconto dell’addizionale comunale all’Irpef. L’anno scorso la sospirata approvazione ministeriale è arrivata a metà maggio, e l’aggiornamento è stato applicato con la mensilità di giugno.
Riguardo all’entità della rivalutazione, la variazione del numero indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati dell’anno 2018 rispetto all’anno 2017 è stata dell’1,1%, identica a quella dello scorso anno. Pertanto le pensioni dei Fondi Enpam in godimento al 31 dicembre 2018 saranno maggiorate dello 0,83% (pari al 75% dell’incremento percentuale fatto registrare nell’anno 2018 da tale indice), fino al limite di quattro volte il trattamento minimo Inps. In sostanza, le pensioni lorde sino a € 2.198,84 mensili avranno un incremento di 83 centesimi ogni cento euro. Oltre tale limite, l’incremento sarà dello 0,55% (pari al 50% dell’indice), cioè 55 centesimi ogni 100 euro.
Il Centro Studi dell’Enpam ha anche diffuso le tabelle elaborate sulla base dei dati Istat, per consentire la rivalutazione dei compensi, delle prestazioni, del trattamento annuo minimo per invalidità assoluta e permanente, aventi decorrenza 2019, e per la rivalutazione dei limiti di reddito ai fini della determinazione del contributo proporzionale dovuto alla Gestione Quota B del Fondo Generale.
Per l’anno 2019, l’importo della pensione minima Inps è stato provvisoriamente determinato in € 513,01 per tredici mensilità; pertanto, la pensione erogata dall’Enpam, in presenza dei prescritti requisiti, è stata già integrata sino all’importo di € 6.669,13 annui, pari ad € 555,76 mensili, in quanto, com’è noto, l’Enpam non paga la tredicesima mensilità.
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