Il garante dell'Infanzia collabora con Grillo per migliorare la prevenzione
Vergogna, difficoltà ad affrontare alcuni temi in famiglia, che si intrecciano talvolta un dover fare "coming out" anche rispetto alle proprie preferenze sessuali, magari di natura omosessuale. E' questo che può spingere molti ragazzi a non fare il test dell'Hiv o per altre malattie sessualmente trasmesse, che per i minori richiedono il previo consenso del genitore o del tutore, con diagnosi presso tardive. Si va però verso il superamento di questa 'barriera' in una fascia d'età critica, con un parere positivo espresso a una richiesta del ministro della Salute Giulia Grillo da parte del Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza circa la possibilità di lavorare insieme a una nuova norma che agevoli l'accesso al test Hiv per i minori.
"I tempi sono cambiati, eppure tanti giovani provano grande imbarazzo ad aprirsi con i genitori su alcuni aspetti della propria vita personale e non effettuano i test, pur avendo una vita sessuale attiva - spiega Grillo - l'Ssn è di tutti i cittadini ed è compito del ministro della Salute e delle istituzioni rimuovere gli ostacoli alla prevenzione in ogni ambito della salute.
L'Autorità si è inoltre resa disponibile a fornire il proprio contributo già per la redazione di un eventuale disegno di legge in materia. Un sostegno arriva dal Gay Center e da Arcigay. "Oggi - spiega il portavoce del Gay Center Fabrizio Marrazzo - è quasi impossibile per i minori avere accesso al test per Hiv e malattie sessualmente trasmissibili, senza il consenso dei genitori, cosa che comporta che in molti non fanno le terapie mettendo a rischio la propria salute". Mentre Michele Breveglieri, responsabile salute nella segreteria di Arcigay, evidenzia: "Auspichiamo che la definizione di una norma più adeguata ai tempi avvenga ora con un dialogo serrato con le associazioni". E il professor Massimo Galli, presidente della Simit, Società italiana di malattie infettive e tropicali, precisa che le nuove diagnosi di Hiv nei minorenni sono state poco meno di 100 nel 2017, raggruppate in particolar modo nella fascia di età 15-19 anni (77), specificando però che "se si considerano i 20-24 enni che sono maggiorenni abbiamo dei numeri decisamente più consistenti. Complessivamente 330 le persone diagnosticate".
Non importa - prosegue - quanto possa esteso il sommerso, importa che ci sia la possibilità di un minorenne che sia comunque in classe di età che gli consenta il diritto dell'esercizio della sua sessualità e che ritenga di aver avuto un rapporto a rischio, di venire a fare il test senza dover passare dall'autorizzazione dei genitori".
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