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Medici radiati in Italia lavorano in Svizzera

Professione Redazione DottNet | 02/07/2019 17:04

La 'fuga' in Svizzera di questi professionisti è stata denunciata da alcuni parlamentari del Canton Ticino che hanno fatto aprire un' indagine sul fenomeno dei camici bianchi sanzionati dagli Ordini di appartenenza

Radiati in Italia ma con uno studio a pochi chilomentri oltre il confine, in Svizzera. Dove continuano ad esercitare. E' il fenomeno dei medici che, sanzionati dal proprio Ordine, proseguono però indisturbati a lavorare come se nulla fosse grazie a 'giochetti per eludere le azioni disciplinari. Tra questi camici 'bianchi' ci sono anche imputati in processi penali, a giudizio per reati come la violenza sessuale, il concorso esterno in associazione mafiosa o promotori di fake news e teorie antiscientifiche. A denunciare la 'fuga' in Svizzera di questi professionisti, sono stati alcuni parlamentari del Canton Ticino che ha fatto aprire un' indagine sul fenomeno dei camici bianchi sanzionati dagli Ordini di appartenenza, che riparano nella Svizzera di lingua italiana per continuare ad esercitare.

"Al nostro Governo - spiega ad 'Enpam News', il giornale della previdenza dei medici e degli odontoiatri, Tiziano Galeazzi (Udc), primo firmatario del documento - chiediamo ad esempio come sia possibile che un professionista radiato all' estero sia in possesso di un certificato di 'good professional standing' (onorabilità professionale) e quanti medici stranieri radiati vivono e praticano la loro professione nel nostro Cantone". Nell' interrogazione vengono citati anche i casi di due mediciradiati dagli Ordini di Milano e Cagliari, noti alle cronache nazionali, che hanno poi lavorato in Canton Ticino. "Il fenomeno ipotizzato in Svizzera, dei medici radiati che continuano ad esercitare, lo viviamo con un' incidenza drammatica anche in territorio italiano, dove sono molto frequenti i 'giochetti' per eludere l' azione disciplinare". Osserva Antonio Pasca, presidente della Cceps, la Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie, organo disciplinare di secondo grado che giudica anche medici e odontoiatri.

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In Italia, infatti, per congelare una sanzione disciplinare imposta dagli Ordini per violazioni alla deontologia professionale "è sufficiente fare ricorso alla Cceps per ottenere la sospensione automatica del provvedimento fino a una sentenza della stessa Commissione, che di norma non arriva prima di 2-3 anni", ricorda Cosimo Nume, membro della Cceps e responsabile dell' area comunicazione della Fnomceo.Il ricorso alla Cceps è una tutela accordata indistintamente a tutti i medici che presentano ricorso - anche quando questo è manifestamente infondato o addirittura inammissibile - e che, in attesa del giudizio, garantisce una zona franca', nella quale poter continuare ad indossare il camice e risultare regolarmente iscritti agli Ordini - puntualizza il giornale dell' Enpam - Tra i 210 contenziosi (142 medici e 68 odontoiatri) pendenti al 'tribunale speciale' ci sono anche casi che riguardano imputati in processi penali. A colpire è "un' assurdità normativa che mette sullo stesso piano chi ha un' apparenza di ragione e chi non ne ha alcuna. Ad ora per gabbare l' azione disciplinare - continua il presidente Pasca - è sufficiente fare richiesta di trasferimento da un Ordine all' altro o di cancellazione e nuova iscrizione". Nella casistica anche camici bianchi accusati di gravi errori professionali e negligenza, concorso nell' esercizio abusivo della professione o pubblicità ingannevole. Secondo il vertice della Commissione sono molti i medici che hanno lo stato di servizio 'macchiato' ma continuano ad esercitare solo grazie ad un ricorso furbesco. "Buona parte del nostro contenzioso pendente - è la valutazione di Pasca - rispecchia situazioni di questo tipo".
 

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