Lo rileva una ricerca dell'Università di Copenaghen, presentata al congresso europeo di cardiologia
La vaccinazione contro l'influenza è una strategia da non trascurare per chi soffre di pressione alta. Riduce la mortalità durante la stagione in cui il virus circola. Lo rileva una ricerca dell'Università di Copenaghen, presentata al congresso europeo di cardiologia (Esc 2019), che si svolge insieme a quello mondiale in questi giorni a Parigi. Lo studio ha utilizzato i registri sanitari danesi per identificare 608.452 pazienti di età compresa tra 18 e 100 anni con ipertensione durante nove stagioni consecutive dell'influenza (dal 2007 al 2016). I ricercatori hanno determinato quanti pazienti avessero ricevuto un vaccino antinfluenzale e li hanno seguiti durante ogni stagione. In particolare, hanno registrato morte per tutte le cause, per qualsiasi causa cardiovascolare e per infarto o ictus.
Analizzando l'associazione tra il vaccino prima della stagione influenzale e la mortalità è emerso che in una determinata stagione influenzale, la vaccinazione è stata associata a una riduzione relativa del 18% del rischio di morte per tutte le cause, una riduzione relativa del 16% del rischio di morte per qualsiasi causa cardiovascolare e un 10% di riduzione del rischio di morte per infarto o ictus. "La vaccinazione antinfluenzale - rileva Daniel Modin, primo autore dello studio - può migliorare gli esiti cardiovascolari nei pazienti con ipertensione. Durante le nove stagioni influenzali che abbiamo studiato, la copertura del vaccino variava dal 26% al 36%, il che significa che molti pazienti con ipertensione non erano vaccinati. Per chi soffre di ipertensione, varrebbe la pena di discutere della vaccinazione con il proprio medico". Per quanto riguarda il modo in cui l'influenza e le malattie cardiovascolari potrebbero essere collegate, Modin osserva che quando il virus dell'influenza infetta il corpo innesca una forte reazione immunitaria e conseguente infiammazione. Queste risposte combattono l'infezione e eliminano il virus dal corpo, ma possono aumentare il rischio di infarto o ictus.
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