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Medici al lavoro fino a 70 anni: sì all'emendamento

Professione Redazione DottNet | 13/02/2020 20:57

Gli specializzandi potranno essere inquadrati a tempo determinato e con orario parziale. Pene più gravi per chi aggredisce un medico

I medici potranno rimanere in servizio anche superati i 40 anni di attività, ma entro i 70 di età. Lo prevede un emendamento del Governo al decreto Milleproroghe approvato dalle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera. Una misura già adottata in alcune Regioni e che viene consentita a tutto il Servizio sanitario fino al 2022. Durante l'esame del Milleproroghe era già stata bocciata un'analoga misura, che prevedeva la permanenza al lavoro, sempre su base volontaria, dei medici ospedalieri fino ai 70 anni d'età, per colmare la carenza di specialisti.

"Quello che era l'obiettivo di una nostra grande battaglia diventa realtà per tutto il sistema sanitario nazionale". Lo afferma in una nota il presidente del Veneto, Luca Zaia, commentando l'inserimento nel decreto Milleproroghe della possibilità per i medici di poter rimanere al lavoro oltre i 40 anni di servizio ed entro i 70 anni e per i medici specializzandi di essere inquadrati a tempo determinato.

"In un momento storico come questo - prosegue Zaia - in cui gli organici nazionali dei medici sono carenti di 56.000 professionisti, 1.300 dei quali solo nelle strutture venete, è fondamentale che un medico possa lavorare fino a settant'anni; naturalmente se ne ha voglia e se lo sente per forma fisica. Come Veneto lo abbiamo pensato da tempo e abbiamo voluto mettere con forza la questione all'ordine del giorno della conferenza delle Regioni. Sono molto soddisfatto, oltre che grato, che la Commissione Affari Costituzionali e Bilancio della Camera abbia approvato questo emendamento".

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Secondo Zaia "non si tratta, come dice qualcuno, di dare la sanità in mano agli anziani ma di tamponare quel grave problema che è la mancanza di medici nelle nostre corsie. Stiamo parlando di professionisti sui cui la regione ha investito molto nella formazione e nella fornitura di attrezzature particolarmente costose; non possiamo pensare che medici di 65 anni, all'apice della loro preparazione professionale, siano costretti a lasciare la struttura pubblica con il rischio inoltre che attraversino la strada per accettare le offerte di quelle private. La sanità del futuro è dei giovani ma è pur vero che in questa fase - sostiene - è necessario ricorrere anche a questa soluzione". "Siamo stati dei precursori anche - prosegue Zaia - nella battaglia, sostenuta anche da altri colleghi presidenti, per aprire le corsie agli specializzandi. Si tratta di un'affermazione di civiltà permettere che i medici possano fare pratica verso la specializzazione, con il tutoraggio dell'università, lavorando nelle strutture sul territorio. Sono fiero che come Regione Veneto, siglando lo specifico accordo con gli atenei di Padova e Verona, abbiamo aperto la strada a questa partita importante", conclude.

Specializzandi

I medici specializzandi potranno essere inquadrati a tempo determinato e con orario parziale (per consentire, in contemporanea, di completare la specializzazione) già dal terzo anno di corso. Lo prevede un emendamento del Governo al decreto Milleproroghe approvato dalle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera. Gli specializzandi dunque saranno ammessi ai concorsi per l'accesso alla dirigenza sanitaria, "a partire dal terzo anno del corso di formazione" e non più all'ultimo anno. Nel caso in cui lo specializzando vinca il concorso, prevede la norma, viene collocato "in graduatoria separata". L'emendamento proroga al 31 dicembre 2022 la possibilità per le Asl di assumere con contratti part time a tempo determinato gli specializzandi inseriti delle graduatorie separate.

Aggressioni ai medici

Il provvedimento sulla sicurezza del personale sanitario, approvato in commissione alla Camera, "istituisce un Osservatorio, a costo zero per le finanze pubbliche, con il compito di monitorare gli episodi di violenza e aggrava le pene istituendo un comma all'articolo 583 del Codice penale sulle lesioni personali introducendo quelle gravi (da 4 a 10 anni) e gravissime (da 8 a 16 anni) cagionate a chi esercita violenza contro il personale sanitario e socio-sanitario definito". Lo spiegano le presidenti delle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera Francesca Businarolo e Marialucia Lorefice. "Il testo - proseguono - prevede anche misure di prevenzione e di informazione tese a contrastare questo odioso fenomeno di cui fanno le spese professionisti al servizio della collettività. E' un atto dovuto - concludono - migliaia di persone tra medici e operatori delle professioni sanitarie e socio-sanitarie che, purtroppo, ogni giorno rischiano di subire atti di minaccia e di violenza nello svolgimento delle loro funzioni".

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