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Oms, la pandemia durerà ancora a lungo

Infettivologia Redazione DottNet | 13/05/2020 21:18

Potrebbe anche non scomparire mai. A rischio i programmi sulla longevità

Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità l'allarme pandemia da coronavirus durerà ancora a lungo e prima di tornare alla cosiddetta "nuova normalità" dovrà passare molto tempo. Lo ha detto Mike Ryan, a capo del programma di emergenze santiarie dell'Oms, rispondendo a chi gli chiedeva quando sarà revocata l'allerta.  "Non abbasseremo la guardia - ha poi chiarito - finché non avremo un significativo controllo dei virus e sistemi sanitari più forti".

Intanto Covid-19 sta minacciando i progressi ottenuti nella longevità, nello stato di salute e verso gli obiettivi di sviluppo globale. «La buona notizia è che le persone in tutto il mondo vivono vite più lunghe e più sane. La cattiva notizia è che il tasso di progresso è troppo lento per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile e sarà ulteriormente rallentato dal coronavirus», afferma in una nota Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms. «La pandemia - prosegue il documento - evidenzia l'urgente necessità che tutti i paesi investano nel rafforzamento dei sistemi sanitari e nell'assistenza sanitaria di base, come migliore difesa contro focolai di Covid-19 e contro le molte altre minacce alla salute che le persone in tutto il mondo affrontano ogni giorno. I sistemi sanitari e la sicurezza sanitaria sono le due facce della stessa medaglia».

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Secondo l'Oms l'aspettativa di vita e l'aspettativa di vita sana sono aumentate, ma in modo diseguale. I principali miglioramenti sono stati registrati nei paesi a basso reddito, che hanno visto l'aspettativa di vita aumentare del 21%, pari a 11 anni, tra il 2000 e il 2016 (rispetto a un aumento del 4%, pari a 3 anni, nei paesi a reddito più elevato). La maggior parte dei passi avanti è stata fatta contro Hiv, malaria, tubercolosi, nonché un numero di malattie tropicali trascurate. Anche la migliore assistenza sanitaria materna e infantile ha portato a dimezzare la mortalità dei bambini tra il 2000 e il 2018. Ma in diverse aree, i progressi sono ora in stallo.

La copertura vaccinale, ad esempio, è aumentata a malapena negli ultimi anni e si teme che i miglioramenti ottenuti per la malaria possano essere invertiti. C'è una carenza complessiva di servizi per prevenire e curare malattie non trasmissibili come cancro, diabete, malattie cardiache e polmonari e ictus. Nel 2016, il 70% di tutti i decessi nel mondo erano attribuibili a malattie non trasmissibili, con la maggior parte dei decessi (85%) avvenuti in paesi a basso e medio reddito. Questi progressi disomogenei rispecchiano ampiamente le disparità nell'accesso a servizi sanitari di qualità. Solo tra un terzo e metà della popolazione mondiale è stata in grado di ottenere servizi sanitari essenziali nel 2017. L'Oms stima che nel 2020 circa 1 miliardo di persone (quasi il 13% della popolazione mondiale) spenderà almeno il 10% del proprio budget familiare per l'assistenza sanitaria.

Il numero uno dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha riferito che «oggi l'Oms ha pubblicato le statistiche annuali sullo stato di salute del mondo. La buona notizia è che le persone vivono vite più lunghe e più sane. La cattiva notizia è che il tasso di progresso è troppo lento per raggiungere gli obiettivi Onu di sviluppo sostenibile e sarà ulteriormente indebolito dal Covid-19». Quindi ha aggiunto: «La pandemia evidenzia l'urgente necessità che tutti i Paesi investano in sistemi sanitari forti e nell'assistenza sanitaria di base, come migliore difesa contro focolai come il Covid-19 e contro le molte altre minacce per la salute che le persone in tutto il mondo affrontano ogni giorno». Il tema del rafforzamento dei sistemi sanitari, insieme con l'emergenza coronavirus, sarà al centro della 73esima sessione della World Health Organization's World Health Assembly, in programma nel quartier generale di Ginevra dal 17 al 21 maggio, ha riferito il capo dell'Oms.

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