Il meccanismo, che si inserisce nella vasta ricerca scientifica internazionale sulle terapie geniche, ha ottenuto la concessione di un brevetto valido in Europa e negli Stati Uniti d'America
L'Rna diventa arma e bersaglio, al tempo stesso, nella lotta ad alcune malattie neurodegenerative. Un problema che, con il progressivo invecchiamento della popolazione, è diventato una priorità per la salute pubblica a livello mondiale. Il meccanismo, che si inserisce nella vasta ricerca scientifica internazionale sulle terapie geniche, ha ottenuto la concessione di un brevetto valido in Europa e negli Stati Uniti d'America. A coordinare la ricerca dell'Università di Trento è Michela Denti, che da oltre 10 anni conduce studi nel settore delle malattie neurodegenerative, soprattutto quelle a base genetica. Subito una premessa: "Non voglio illudere persone malate, familiari, associazioni. Preciso che per arrivare a una terapia servono ancora tanta ricerca, tempo, investimenti"
L'invenzione di Michela Denti, professoressa di biologia applicata, e delle ricercatrici Giuseppina Covello e Kavitha Siva, consiste in una terapia molecolare a base di Rna per malattie neurodegenerative (denominate Taupatie), causate da anomalie di una precisa proteina e associata alla stabilità dei microtubuli e quindi al buon funzionamento di alcuni processi della memoria. Le molecole oggetto dell'invenzione si propongono di essere un approccio mirato per una demenza ereditaria precoce, che insorge entro i 60 anni di età, ma le applicazioni potrebbero riguardare varie patologie dovute ad alterazioni della proteina Tau. Esempi sono la malattia di Huntington, la distrofia miotonica, ma anche lo stesso morbo di Alzheimer.
Una ricerca internazionale apre nuove prospettive per la cura del Parkinson
In Italia circa 1 bambino su 77 soffre di un disturbo dello spettro autistico (dati ISS), 5 bambini su 100 manifestano un disturbo del linguaggio o dell’apprendimento e da 3,5 a 5 su 100 un deficit dell’attenzione e iperattività
Studio spagnolo svela segni di malattia nel 95% degli over 65 con 2 copie del gene ApoE4
Lavoro del team di ricerca del dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Torino
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