Le aggressioni sono in aumento ma l'80% non denuncia. Varata la proposta, ora passa al Senato
Via libera della Camera, quasi all'unanimità, alla proposta di legge che mira a contrastare le aggressioni a medici e a personale sanitario, con una serie di strumenti preventivi e repressivi, compreso l'innalzamento delle pene e la procedibilità d'ufficio. Il testo torna ora al Senato dopo le modifiche introdotte dalla Camera, mentre i sindacati medici segnalano come negli ultimi mesi, nel periodo antecedente al lockdown, siano aumentate le violenze contro i camici bianchi.
A favore del provvedimento hanno votato 427 deputati e tre si sono astenuti. Il testo licenziato dalla Camera aggrava le pene a carico di chi commette violenze contro i medici e il personale sanitario, portandole nei casi di lesioni gravi da 4 a 10 anni, e nel caso di lesioni gravissime da 8 a 16 anni.
Soddisfatto anche il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, secondo il quale l'approvazione quasi all'unanimità da parte della Camera è un "segnale forte di presa di coscienza da parte della Politica". Ora, afferma, "attendiamo, a breve, l'approvazione definitiva da parte del Senato. Finalmente i medici e gli altri professionisti della Salute avranno validi strumenti normativi, preventivi e dissuasivi, per contrastare il triste fenomeno delle aggressioni". Un fenomeno, però, tristemente in aumento anche se, denuncia il maggiore dei sindacati dei medici ospedalieri, Anaao-Assomed, l'80% delle aggressioni non viene denunciato. L'ultimo episodio ieri, quando un uomo è entrato nel Pronto soccorso di Cetraro in Calabria minacciando i sanitari con una mazza di ferro. Secondo l'ultima indagine del sindacato su 2059 medici, riferita ai mesi di gennaio e febbraio 2020, gli psichiatri guidano la classifica dei camici bianchi più colpiti, seguiti dai colleghi del pronto soccorso.
Il 55,44% dei medici che ha risposto all'indagine ha affermato di essere stato personalmente vittima di violenza, 1137 medici rispetto ali 832 dell'analoga indagine del 2018. Il rischio è avvertito soprattutto dai medici donne e non è più un fenomeno solo 'del Sud'. Solo il 21% delle risposte, afferma infatti l'Anaao, proviene dalle regioni del sud e delle isole, rispetto al 70% del 2018, mentre il 57% arriva dalle regioni del nord ed il 22% da quelle del centro. Questo "dimostra che la violenza sugli operatori sanitari, per lungo tempo attribuita prevalentemente a regioni del sud Italia ed alle isole dove le situazioni socio-economiche e sanitarie sono piu' complesse - sottolinea il sindacato - è ormai diventato fenomeno largamente diffuso su scala nazionale"
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