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Medici famiglia Simg: prima dose a tutti e ritardare il richiamo. Coro di no dalla scienza

Sanità pubblica Redazione DottNet | 12/01/2021 21:21

AstraZeneca chiede il via libera a Ema: le prime dosi Moderna agli 80enni

"E' fondamentale accelerare il processo di vaccinazione anti-Covid. Per questo riteniamo che la prima prima dose debba essere somministrata a tutti per arginare gli effetti devastanti della terza ondata, mentre è possibile ritardare la seconda dose". Lo afferma il presidente della Società italiana di Medicina generale (Simg) Claudio Cricelli, sottolineando che "l'efficacia di una sola dose è del 50% circa, ma il dato più rilevante è che la copertura del vaccino resta molto elevata per gli effetti gravi". La possibilità del rinvio del richiamo vaccinale, spiega Cricelli, si desume dai protocolli registrativi. I rapporti relativi alla registrazione dei vaccini finora in uso di Pfizer-Biontech e Moderna, che prevedono doppia dose, rileva, "dichiarano che la somministrazione della seconda dose non può essere presa, rispettivamente, prima di tre e quattro settimane; tuttavia, non viene posto alcun limite massimo.   Non si parla di intervallo massimo tra la prima e la seconda dose - evidenzia Cricelli - e questa evidenza scientifica porta alla conclusione che per aumentare l'immunità della popolazione può essere valida anche la somministrazione di una sola dose per il momento, rimandando la seconda dose a un periodo più lungo, come già fatto nel Regno Unito". L'efficacia di una sola dose "è del 50% circa, ma il dato più rilevante è che la copertura del vaccino resta molto elevata per gli effetti gravi, lasciando la possibilità che l'infezione possa comunque colpire ma in forma asintomatica o paucisintomatica". In breve, sottolinea, "se l'Autorità sanitaria decidesse di aumentare questa dilazione nelle somministrazioni sarebbe una scelta possibile. Dal punto di vista scientifico ci sono dati che permettono di confermare gli effetti di immunizzazione". È altresì molto importante ricordare invece, conclude il presidente Simg, che "i vaccini a Rna messaggero, quali sono Pfizer e Moderna, non sono intercambiabili con vaccini prodotti con tecniche diverse".

Alle affermazioni di Cricelli arrivano le reazioni di medici e scienziati che si oppongono decisamente alla proposta della Simg: "Finchè non ci sono indicazioni diverse dagli enti regolatori, il richiamo del vaccino anti-Covid deve essere fatto nei tempi previsti. Se sono 27 giorni anzichè 21 non cambia niente, ma ci deve essere trasparenza nei confronti dei vaccinati: per cambiare modalità di somministrazione ci deve essere una decisione di Ema e Aifa", risponde  Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordinid dei medici (Fnomceo), che ha già ricevuto la prima inoculazione. "Le cose devono essere chiare - ha aggiunto - se il governo decide di usare tutte le dosi a disposizione e vaccinare più persone possibili va detto prima". In sintonia con Anelli l'infettivologo Stefano Vella, ex presidente dell'Aifa: "I dati scientifici dicono che la quantità giusta di anticorpi neutralizzanti contro il Covid arriva sopo la seconda dose. Il richiamo è importante, sarei contrario a ritardarlo troppo. Potrebbe accadere, come con altri vaccini, che con una pausa troppo lunga tra la prima e la seconda dose si debba ricominciare da capo"."In Italia non c'è la situazione del Regno Unito, con le vaccinazioni stiamo andando bene. Usare subito tutte le dosi a disposizione va bene solo se si è sicuri dell'arrivo delle fiale per il richiamo", precisa Vella. Al coro di no, si aggiunge il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi: "Sul vaccino e i tempi del richiamo si devono rispettare le regole dettate dalle autorità regolatorie. Se un farmaco è stato autorizzato per essere usato in un certo modo, va fatto così perchè dietro ci sono studi clinici. Bisogna affidarsi a Ema e Aifa che tutelano la nostra salute e seguire pedissequamente le regole", replica in numero uno di Farmindustria.  "Nessuno si può sostituire alla ricerca - ha concluso - magari fare il richiamo più in là nel tempo funziona, ma adesso non c'è garanzia, non c'è prova".

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In arrivo il terzo vaccino

Entro il 29 gennaio potrebbe arrivare dall'Agenzia europea per i farmaci Ema il via libera al terzo vaccino anti-Covid in Europa, dopo quelli di Pfizer e Moderna: l'azienda AstraZeneca ha infatti presentato un'offerta formale per l'autorizzazione del proprio vaccino e l'ente regolatore Ue ha fatto sapere che una risposta potrebbe giungere entro la fine del mese. Un ulteriore passo avanti che si concretizza nel giorno dell'arrivo in Italia, all'Istituto superiore di sanità, delle prime 47mila dosi di Moderna, che dovrebbero essere destinate prioritariamente agli anziani over-80. È attesa, dunque, per il prossimo arrivo di un terzo vaccino negli Stati membri, con l'obiettivo di accelerare i tempi delle prime consegne. Se AstraZeneca otterrà il via libera per la commercializzazione del suo vaccino nell'Ue, "speriamo che la casa farmaceutica faccia le prime consegne due settimane dopo l'autorizzazione, proseguendo con due consegne al mese", ha sottolineato la direttrice del dipartimento Salute della Commissione Ue, Sandra Gallina, nel suo intervento al Parlamento europeo.

Ema, ha inoltre rilevato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, "valuterà la sicurezza e l'efficacia del vaccino AstraZeneca. Una volta che avrà ricevuto un parere scientifico positivo, lavoreremo a tutta velocità per autorizzare l'uso in Europa".  Intanto, è giunto all'Iss il primo carico con 47mila dosi del vaccino di Moderna, che dovrebbe garantire una protezione immunitaria di almeno un anno e che oggi è stato autorizzato anche in Svizzera. Nei prossimi giorni verrà consegnata all'Iss una seconda tranche, mentre in seguito lo stoccaggio avverrà direttamente all'aeroporto militare di Pratica di Mare. Le prime dosi saranno distribuite alle Regioni con i mezzi messi a disposizione da Poste Italiane, dando priorità a quelle con un maggior numero di abitanti sopra gli 80 anni. Questi ultimi, quindi, dovrebbero essere i primi beneficiari del nuovo farmaco già dai prossimi giorni. Questo, di fatto, anticiperebbe la vaccinazione di questa fascia di popolazione già nella prima fase della campagna vaccinale in atto. Proprio gli anziani rappresentano la fascia maggiormente interessata da ricoveri in terapia intensiva e decessi e necessitano dunque di una protezione prioritaria.

"Ora - ha commentato il presidente Iss Silvio Brusaferro - le istituzioni sono chiamate ad un'altra sfida epocale, quella di portare il vaccino a tutti i cittadini", mentre il commissario straordinario Domenico Arcuri ha invitato comunque a "non abbassare la guardia". La priorità resta quella di aumentare i vaccini disponibili. Su questo fronte, la Commissione europea ha concluso le discussioni preliminari con la società Valneva per acquistare il suo potenziale vaccino. Il contratto prevede la possibilità per gli Stati membri Ue di acquistare congiuntamente inizialmente 30 mln di dosi, e fino a 30 mln di dosi aggiuntive.   Al contempo, sono in corso contatti tra l'azienda russa che produce il vaccino Sputnik e l'Ema. Dal canto loro, le aziende in campo lavorano anche per intensificare le produzioni. In questa direzione, la società BioNTech, associata al colosso Usa Pfizer, ha stimato di poter produrre "due miliardi di dosi" del suo vaccino entro il 2021 dopo la recente decisione Ema di autorizzare 6 dosi per flaconcino invece di 5: si tratta di un target notevolmente superiore a quello precedente di 1,3 miliardi di dosi. Una corsa alla immunizzazione a fronte della quale l'Europa rassicura in merito all'affidabilità dei vaccini: "Monitoriamo qualsiasi caso di effetto collaterale. Per il momento c'è stato solo un caso per Pfizer e dopo l'analisi si è capito che non era legato al vaccino. Questi vaccini - ha concluso Gallina - sono molto sicuri e danno poche reazioni". Ad oggi, la Commissione Ue ha firmato contratti con AstraZeneca, Sanofi-Gsk, Janssen (Johnson & Johnson), Pfizer-Biontech, Moderna e CureVac. In corso di negoziazione, invece, il contratto con Novavax.

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