
Un milione e mezzo in meno di visite specialistiche, -30%; nuove diagnosi -521.000, pari a un calo del 12%; calo del dieci per cento dell'inizio di nuovi trattamenti (-277.000)
Calo significativo dell'accesso alle diagnosi e alle cure per le patologie respiratorie e cardiometaboliche nei primi dieci mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente: sono state rilevate 2 milioni e 415 mila richieste di esami in meno sul 2019, pari a -22%. Un milione e mezzo in meno di visite specialistiche, -30%; nuove diagnosi -521.000, pari a un calo del 12%; calo del dieci per cento dell'inizio di nuovi trattamenti (-277.000). I dati emergono da uno studio di Iqvia (provider globale di dati e analisi, in ambito farmaceutico) con il contributo non condizionante di Farmindustria.
Molti pazienti hanno deciso di non andare in ospedale per paura del contagio e ospedali e ambulatori hanno temporaneamente rimandato visite e interventi meno urgenti. Tutto questo ha impattato sul consumo di farmaci, anche salvavita". L'analisi sarà aggiornata ogni tre mesi per monitorare l'impatto della pandemia sull'accesso alle diagnosi e alle cure. I dati sui servizi indicano un numero decisamente più basso di diagnosi e trattamenti anche per la broncopneumopatia cronica ostruttiva e l'asma: "il calo evidenziato durante il primo lockdown si è mantenuto anche nel periodo successivo". Così come per fibrillazione atriale e scompenso cardiaco (diagnosi fibrillazione atriale -18.000, scompenso cardiaco -44.000); dei nuovi trattamenti (-4.000, -29.000), e degli invii al cardiologo (-81.000, -248.000). Anche in ambito oncologico si è osservata una contrazione di accesso alle diagnosi e alle cure: nel periodo del primo lockdown si stimano circa 18.000 diagnosi posticipate. "Il parziale recupero nei mesi estivi non ha compensato il calo: a ottobre complessivamente sono state fatte 30.000 diagnosi di tumore in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente".
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