Variante BA.2.3 al momento è presente in circa il 20% dei casi di Covid-19 nel nostro Paese. Scoperta Xf che potrebbe comprendere le caratteristiche aggressive di Delta con l’elevata contagiosità di Omicron
Nuove 'sorelle' della variante Omicron finiscono sotto la lente dell'Organizzazione mondiale della sanità. "Un piccolo numero di sequenze BA.4 e BA.5 è stato rilevato in alcuni Paesi", spiega l'Oms nell'ultimo bollettino settimanale sull'andamento di Covid-19 nel mondo. Entrambe, sia Omicron 4 sia Omicron 5, "hanno ulteriori mutazioni (S:L452R e S:F486V) nella regione di Spike" di Sars-CoV-2, quella che il virus utilizza per agganciare le cellule bersaglio, nonché "mutazioni uniche al di fuori di Spike". E "le mutazioni S:L452R e S:F486V - si legge nel report - sono associate a potenziali caratteristiche di fuga immunitaria". Inoltre, evidenzia l'Oms, "la maggioranza delle sequenze BA.4 e BA.5 presentano" la cosiddetta "delezione 69-70", che è "in gran parte non presente nelle sequenze BA.2" e quindi "può rivelarsi utile ai fini della sorveglianza in un contesto in cui BA.2 è dominante". Omicron 2, infatti, rappresenta ormai "il 99,2% delle sequenze caricate sulla piattaforma Gisaid negli ultimi 30 giorni".
Intanto è stato accertato che in Italia circola una nuova sottovariante di Omicron Si chiama BA.2.3 e al momento è presente in circa il 20% dei casi di Covid-19 nel nostro Paese. Lo ha dichiarato all'Ansa il genetista Massimo Zollo, coordinatore della Task force Covid-19 del Ceinge - Biotecnologie avanzate e docente di Genetica dell'Università Federico II di Napoli. "A partire dal primo marzo l'Italia ha depositato 10.000 sequenze" nelle banche dati internazionali che raccolgono le sequenze genetiche del virus Sars-CoV-2, ha aggiunto, per poi sottolineare che "la BA.2.3 ha avuto origine dalla BA.2, ma rispetto a questa ha alcune mutazioni in più".
E non è tutto: è di ieri la notizia di un'ulteriore variante del coronavirus approdata sul suolo italiano. Per la prima volta, in Italia, è stata isolata e sequenziata una nuova variante del virus Sars-CoV-2, denominata “Xf” già definita dagli esperti come una sorta di fusione fra la variante Delta e quella Omicron. La scoperta, di cui ha dato notizia l'edizione bolognese del quotidiano “La Repubblica”, è stata fatta al laboratorio di Pievesestina, a Cesena, diretto dal microbiologo Vittorio Sambri. Il tampone positivo apparteneva ad un paziente che aveva segnalato importanti patologie e che, una volta contratto il Covid un paio di mesi fa, era successivamente deceduto. “Ma non per la variante Xf, questo bisogna dirlo con molta chiarezza”, ha sottolineato Sambri. La variante Xf è già diffusa in Inghilterra con circa 100 casi censiti ed è stata caricata di recente sui database gestiti dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss). “In Italia non era mai stata riportata, è la prima volta che viene trovata in un paziente, mentre ci sono un centinaio di casi inglesi”, ha confermato l’esperto, professore presso l'Università di Bologna. Gli esperti, al momento, sono al lavoro per cercare di capire affinità e divergenze con le varianti già note, valutarne la pericolosità, la contagiosità, la resistenza ai vaccini e alle terapie. “Xf” potrebbe comprendere le caratteristiche “aggressive” di Delta con l’elevata contagiosità di Omicron. Questa “è la conclusione a cui si arriva, per questo la marchiamo stretta. La studiamo in laboratorio per capire quanto viene bloccata dai vaccini e dagli anticorpi monoclonali. Insomma, dobbiamo comprendere cosa può fare questa bestiolina, non c'è dubbio”, ha dichiarato Sambri.
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