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Covid: Iss, mortalità non vaccinati fino a 9 volte maggiore

Infettivologia Redazione DottNet | 01/05/2022 18:38

Rispetto ai vaccinati con la dose booster

Il tasso di mortalità per Covid-19 in Italia è di nove volte maggiore nei non vaccinati rispetto ai vaccinati con tre dosi (le due del ciclo completo più la dose booster) e di quattro volte maggiore rispetto ai vaccinati con due dosi. Lo indica il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) su ‘Sorveglianza, impatto delle infezioni ed efficacia vaccinale’ relativo all’epidemia di Covid-19″, aggiornato al 27 aprile.

Il rapporto dell’Iss indica che nel periodo compreso fra il 4 marzo e il 4 aprile 2022 il tasso di mortalità standardizzato per età (relativo alla popolazione di età uguale o superiore a 5 anni) nei non vaccinati è stato pari a 36 decessi per 100.

000 abitanti, ossia circa quattro volte più alto rispetto ai vaccinati con il ciclo completo (due dosi) da meno di 120 giorni (9 decessi per 100.000 abitanti) e circa nove volte più alto rispetto ai vaccinati con la terza dose (booster), nei quali la mortalità è pari a 4 decessi per 100.000 abitanti.

Per quanto riguarda la prevenzione dell’infezione da virus SarsCoV2, il rapporto indica che nel periodo di prevalenza della variante Omicron in Italia, ossia a partire dal 3 gennaio scorso, l’efficacia del vaccino è stata del 44% entro 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale con due dosi, del 36% tra 91 e 120 giorni, e del 47% oltre 120 giorni dal completamentodel ciclo vaccinale; nei vaccinati con la terza dose (booster), l’efficacia è stata del 62%.

Per quanto riguarda la prevenzione di casi di malattia severa, il rapporto indica che questa è stata del 72% nei vaccinati con il ciclo completo da meno di 90 giorni, del 73% nei vaccinati con ciclo completo da 91 a 120 giorni, e 74% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni, dell’89% nei vaccinati con la dose booster. Le stime di efficacia del vaccino, si rileva nel rapporto dell’iss, “attualmente escludono dalla popolazione suscettibile i soggetti con pregressa diagnosi nei 90 giorni precedenti, tempo dopo il quale si è nuovamente a rischio di infezione come da definizione di reinfezione”.

Ma l'epidemia non accenna a diminuire. A tenerla su con numeri alti è la circolazione elevata del virus, rileva il fisico Daniele Pedrini, dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e coordinatore del sito CovidStat. «Le curve dell'epidemia non stanno più scendendo e il tasso di contagio Rt dal 16 aprile sta ricominciando a salire»: attualmente «è pari a 0,98 e si sta riavvicinando al valore 1». La fase di discesa alla quale avevamo assistito fino a un mese fa circa «è finita. Il numero dei casi positivi era sceso decisamente, ma poi ha cominciato a risalire e siamo su un livello di circa 50.000 contagi al giorno, al netto delle fluttuazioni del fine settimana». E' alto anche il numero dei decessi: «da metà marzo la media è stata di circa 130 giornalieri». Che l'epidemia continui a viaggiare su numeri alti lo indica anche l'ultima rilevazione del ministero della Salute: e i nuovi casi positivi sono stati 53.602 (58.861 il giorno precedente), rilevati con 383.073 test, fra molecolari e antigenici rapidi (il giorno prima erano stati 381.239). Il tasso di positività risulta sceso dal 15,4% al 13,9%. Per quanto riguarda i ricoveri, si continua a rilevare una decrescita. Nelle terapie intensive sono 366, ossia 5 in meno rispetto al giorno prima nel saldo tra entrate e uscite, e gli ingressi giornalieri sono stati 32; nei reparti ordinari tornano sotto quota 10mila, con 9.826, ossia 116 in meno in 24 ore. Fra le regioni, infine, l'incremento giornaliero maggiore dei casi si rileva in Lombardia (6.973), Campania (6.051), Veneto (5.549) e Lazio (5.506).
 

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