Scotti: 'potrebbero essere un centinaio i ricorsi ma c'è il rischio di scadenza dei termini'
Arrivano le prime decisioni dei tribunali sulle cause di risarcimento delle famiglie dei medici di famiglia morti per Covid che si erano viste rifiutare l'indennizzo dalle assicurazioni perché il decesso non era classificato come infortunio sul lavoro. In totale in Italia sono morti 375 medici, quasi la metà medici di medicina generale, ed è proprio questa categoria ad essere interessata dal contenzioso tra le famiglie e le assicurazioni visto che i colleghi che lavorano alle dipendenze del Ssn sono coperti dall'Inail.
In alcuni ricorsi le assicurazioni hanno negato il risarcimento ai medici di famiglia vittime di coronavirus e ai loro famigliare anche se l’Inail ha invitato a trattare l’infezione da Covid-19 come infortunio sul lavoro. "Non è vero che i medici di famiglia erano scoperti in caso di decesso per Covid: era semplicemente un modello di applicazione differente rispetto a quello delle coperture Inail. Essere contagiati durante la pandemia è un infortunio sul lavoro e doveva e deve essere risarcito. Io nel luglio 2020 ho sollevato il problema e ho evidenziato che chi lo riteneva giusto doveva andare in contenzioso con l'assicurazione", puntualizza Scotti, commentando la decisione del tribunale di Vercelli che ha riconosciuto il decesso per 'infortunio sul lavoro', nel caso di un medico di base morto per Covid, e condannato la compagnia assicurativa a pagare 130mila euro alla figlia.
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