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Prgrammi elettorali: la politica punta su medici di famiglia e sanità teritoriale

Professione Redazione DottNet | 13/09/2022 18:20

Fratelli d'Italia: stop alla convenzione per la medicina generale. Il Pd conferma il Pnrr con la sanità territoriale, Più Europa privilegia gli anziani

Manca poco ormai alla tornata elettorale e sul banco un ruolo importante lo gioca la medicina. La sanità è finita nel mirino dei candidati non solo per il ruolo importante che ha come ben sappiamo, ma anche per l'impegno economico che riveste tra occupati e investimenti. Le idee non sono uguali per tutti, ci mancherebbe, ma alcune posizioni potrebbero essere in parte convergenti al di là degli schieramenti. Cominciamo dal centro-destra che mette al centro del programma la medicina territoriale con la fine delle convenzioni per medici di famiglia e pediatri di libera scelta. Giorgia Meloni non ha dubbi: "i medici di base vengano assunti dal servizio sanitario nazionale. Il sistema attuale è superato dalle necessità".  Attraverso i medici di base, secondo Fratelli d'Italia, dovrà essere possibile, come si legge su Repubblica, "effettuare prenotazioni urgenti in ospedali e centri diagnostici". Mentre i camici bianchi, così come gli infermieri che lavorano nei loro studi e i farmacisti, dovranno poter accedere al fascicolo sanitario elettronico di ogni paziente. In modo da favorirne la piena conoscenza e agevolare prescrizioni e adeguatezza delle terapie.

Per la Lega che condivide le tesi della Meloni i medici di medicina generale "dovranno lavorare esclusivamente all'interno delle strutture previste dal Pnrr: case e ospedali di comunità per favorire il passaggio da un modello che pone al centro l'ospedale a quello della sanità territoriale".Forza Italia sulla materia è meno attena parlando solo di migliorare la sanità di prossimità e la medicina territoriale con un rafforzamento della medicina predittiva.

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Anche il Partito Democratico punta sulla sanità territoriale  come modello in grado di farsi prossimo alle esigenze di tutta la popolazione, in un'ottica di prossimità e multidisciplinarietà. In pratica il Pd conferma quanto già scritto nel Pnrr ovvero le case di comunità dove  i cittadini potranno trovare un medico 24 ore al giorno sette giorni su sette, insieme agli infermieri (12 ore al giorno per 7 giorni) e altre figure professionali: dallo psicologo al logopedista, dal fisioterapista al dietista. Strutture dove ci si potrà sottoporre agli sami diagnostici e vaccinazioni, finanziate dal Fondo sanitario nazionale, come promette Letta. Un ruolo importante lo avranno anche le farmacie dei servizi, in cui sarà (in molte zone già lo è) possibile accedere a una serie di test diagnostici, "come struttura di prossimità della rete territoriale in raccordo con le Case di Comunità e con la rete delle farmacie italiane".

 Emma Bonino (+Europa) vuole adeguare la medicina teritoriale alle esigenze dei più anziani attraversouna serie di "investimenti sull'assistenza residenziale e domiciliare per la popolazione fragile, anziani, non autosufficienti o con disabilità e su nuovi modelli di farmacie di comunità". Per i medici di famiglia sono previsti incentivi per spingere sulle associazioni così "da poter assicurare alla popolazione una copertura maggiore nell'arco della giornata e comunque prima del subentro della competenza del medico di continuità assistenziale (ex guardia medica)". Verdi e Sinistra Italiana rilanciano la figura del medico "sentinella" puntando, come Fratelli d'Italia, all'addio alle convenzioni "inserendo medici di famiglia, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali nel contratto unico del servizio sanitario nazionale" che dovranno fornire anche un maggiore contributo in termini di prevenzione. Cruciale a questo proposito la figura dei medici "sentinella" che dovranno "individuare eventuali cluster di malattie" tra gli assistiti.

Anche Unione Popolare spinge sulla "prevenzione a livello territoriale" con la "necessità di aumentare i posti letto per mille abitanti: sono 3,2 in Italia, a fronte di una media europea che supera i 5". Ma non è tutto: "Occorre raddoppiare subito il numero di borse annue per la formazione dei medici di medicina generale" e assumere personale nelle Usl (tra gli obbiettivi vi è anche quello di riportare il governo della sanità a livello centrale, con l'abolizione delle aziende sanitarie locali alle dirette dipendenze delle Regioni) "per un effettivo rilancio della prevenzione a livello territoriale", è la promessa del leader, l'ex sindaco di Napoli, Luigi Demagistris.

Per il Terzo Polo la scommessa si gioca sulla "Prevenzione", "promozione della salute" e "garanzia della continuità delle cure". Per raggiungere l'obiettivo "sono necessari investimenti sull'assistenza residenziale e domiciliare per la popolazione fragile, finalizzati ad abbattere le esistenti barriere di accesso alle cure attribuibili ad importanti diseguaglianze geografiche e sociali". con un occhio di riguardo ai bisogni dei più anziani. "Servono investimenti edili per superare la logica della istituzionalizzazione, con modelli abitativi per la popolazione anziana che integrino assistenza sociale e sanitaria", si legge nel programma dove la medicina generale "deve distinguere le cronicità di base da quelle di carattere specialistico che saranno prese in carico sul territorio da esperti delle varie professioni sanitarie". Per il Movimento 5 Stelle come Unione Popolare la salute deve essere nella gestione dello Stato mentre per Italexit di Paragone la sanità va rilanciata ma non spiega come.

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