Snami: "Tenere i medici al lavoro fino a settantadue anni non è la soluzione. Serve un sistema sanitario equilibrato che non carichi all’inverosimile i medici, soprattutto quelli di medicina generale, costringendoli a lasciare la professione"
"Medici in pensione a 72 anni? Se l’intento è quello di colmare la carenza di personale, è una misura inefficace. La soluzione vera è quella di rendere attrattivo il sistema". Così il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, interviene nel dibattito suscitato dagli emendamenti al Milleproroghe volti a innalzare, in via temporanea, l’età pensionabile dei medici del Servizio Sanitario nazionale.
"Se invece l’obiettivo – aggiunge - è quello di dare una boccata d’ossigeno al sistema, nell’attesa che, tra tre o quattro anni, arrivino i nuovi specialisti e medici di medicina generale che si sono formati grazie all’aumento delle borse, la misura può avere un senso.
Una sorta di "male minore", dunque, che secondo il Presidente Fnomceo può essere accettato, a precise condizioni: "la temporaneità, la volontarietà, e l’impegno a migliorare, in questi tre anni, le condizioni di lavoro dei medici, in ospedale e sul territorio". "Quella di far lavorare i medici oltre i settant’anni non può diventare la normalità" spiega Anelli, che già nel 2018 aveva, con la campagna di comunicazione sui "medici centenari", profetizzato la situazione. "Il paradosso dei colleghi dal volto pieno di rughe che, in camice bianco, ci guardavano dai manifesti nelle nostre strade e piazze, voleva sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica sul rischio che, da lì a poco, non ci sarebbero più stati medici a curarci. Ora la finzione è diventata, drammaticamente, realtà e non possiamo girarci dall’altra parte".
"Quella di aumentare, sino al 2026, l’età pensionabile per i medici del Servizio sanitario nazionale – conclude Anelli - può essere una misura "tampone", per dare tempo ai nuovi specialisti di formarsi, ma non è la soluzione alla carenza di medici. Metterla in atto senza investire nel sistema, senza riformarlo, sarebbe una politica miope, perché non farebbe che aggravare la situazione; inefficace, perché sarebbe come curare un malato grave con un pannicello caldo; e ingiusta, perché non possiamo chiedere a chi ha già dato tanto ulteriori sacrifici, senza preparare ai giovani un futuro migliore. Occorre una riforma strutturale del sistema, che investa sui medici e sui professionisti, che ne costituiscono la linfa vitale".
Sulla questione scende in campo anche lo Snami: "Tenere i medici al lavoro fino a settantadue anni non è la soluzione. Piuttosto, il governo e la maggioranza dovrebbero pensare ad un sistema sanitario equilibrato che non carichi all’inverosimile i medici, soprattutto quelli di medicina generale, costringendoli a lasciare la professione anticipatamente- asserisce il presidente nazionale Snami Angelo Testa, che senza mezzi termini è assolutamente contrario alla proposta fatta in sede di dibattito sul decreto Milleproroghe in Senato -.Innalzare a settantadue anni il tetto d’età per mantenere in servizio i medici alle dipendenze delle aziende sanitarie, quelli che svolgono l’attività in convenzione con il Servizio sanitario nazionale , i docenti universitari e i medici di medicina generale , sarebbe una soluzione addirittura peggiore della falla che si intenderebbe sanare . Potrebbe essere una sorta di regalo ai professori universitari e ai primari che di fatto bloccherebbe l'avanzamento di carriera dei medici più giovani e nel contempo un assist alle casse previdenziali che pagherebbero due anni in meno di pensioni incassando due anni in più di contributi".
"E’ assurdo che una proposta di questo tipo venga avanzata nuovamente dopo che era stata bocciata nel corso della discussione sulla manovra finanziaria, lo scorso autunno – conclude Testa – avvantaggiando pochi e danneggiando tanti medici,soprattutto quelli delle giovani generazioni. E’ ovvio che la soluzione non è tenere i medici sino ai 72anni,escluso rarissime eccezioni, anni ma trovare soluzioni che permettano a chi lavora di poterlo fare in modo equilibrato senza andare in burnout e quindi lasciare la professione anticipatamente."
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