Tra le cause la scarsa qualità di lavoro e di vita, gli stipendi non adeguati, la mancanza di sicurezza che mette gli operatori a rischio anche di aggressioni
Mille all’anno: sono i medici italiani che richiedono i certificati per trasferirsi all’estero. A comunicare il dato, che conferma il trend reso noto ieri dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Filippo Anelli, intervistato questa mattina da Tgcom24.
Tra le cause di questa "fuga", che la Federazione denuncia da tempo – ricordiamo la campagna "Offre l’Italia", del 2019 – la scarsa qualità di lavoro e di vita, gli stipendi non adeguati, la mancanza di sicurezza che mette gli operatori a rischio anche di aggressioni.
"Se vogliamo mantenere questo rapporto – ha spiegato - vanno bene i 14000 posti a Medicina, se aumentiamo avremo più medici. Resta però il fenomeno della scarsa attrattività del nostro Servizio sanitario nazionale" che è il vero motivo per cui i medici si trasferiscono all’estero o "preferiscono fare i gettonisti", per un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata. "Un’organizzazione, questa, a turni – ha commentato - che compromette quel rapporto continuativo che è tipico della professione medica ed è una distorsione del sistema".
"Il numero programmato – ha concluso Anelli – va quindi mantenuto, anche perché abbiamo vissuto il dramma dell’imbuto formativo, con migliaia di medici laureati, abilitati, che non potevano specializzarsi e quindi lavorare. Da qui il disagio, la voglia di fuggire all’estero, ma anche le difficoltà di tante famiglie. Credo non sia giusto provare a risolvere il problema penalizzando i giovani".
Sono ormai abbastanza numerosi, anche fra i medici e gli odontoiatri, i casi in cui, al momento della morte del professionista, il diritto alla pensione a superstiti venga attribuito ad un suo nipote, anche in presenza di genitori viventi.
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