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Ingressi a Medicina: così cambiano le regole. Ma Anaao non ci sta

Professione Redazione DottNet | 17/02/2023 17:32

Bernini: La formazione terrà conto infatti dei nuovi percorsi e delle nuove specializzazioni. Anelli: Corretta la programmazione che lega gli ingressi alle specializzazioni e al mercato del lavoro

Entro il mese di aprile si deciderà di ampliare il margine di ingresso alle facoltà di Medicina. Lo ha annunciato il ministro dell'università e della ricerca Anna Maria Bernini alla cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico a Catania. "Sarà allargato non solo il margine di ingresso - ha detto - ma anche il collo di bottiglia delle specializzazioni. Ma teniamo presente che i nuovi iscritti saranno medici tra 7-8 anni. E dobbiamo anche ragionare anche in una prospettiva di mercato". Il ministro ha sottolineato che la formazione terrà conto infatti dei nuovi percorsi e delle nuove specializzazioni come "l'ingegneria biomedica e la robotica". Quanto alla programmazione universitaria, Bernini ha detto che si sta operando per "stabilizzare le cose buone fatte con il Pnrr". L'attenzione è rivolta alla qualità degli investimenti e alla eliminazione delle "complessità burocratiche che ostacolano il percorso di crescita". Sarà inoltre valorizzata la ricerca per favorire il ritorno dei ricercatori che si sono trasferiti all'estero: "Dobbiamo essere in grado di offrire un sistema paese accogliente", ha concluso.

L’Anaao Assomed ribadisce la sua ferma contrarietà all’abolizione del numero chiuso alla Facoltà di Medicina che a suo avviso non deve essere superato bensì programmato. "In questo orientamento, che riaffiora di tanto in tanto - afferma Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed - sono contenuti alcuni errori di fondo che rappresentano un pericolo per la riforma del sistema formativo che pure è necessaria". "Come dimostrano gli studi Anaao degli ultimi anni – ricorda Di Silverio – in Italia non mancano medici laureati, bensì specialisti soprattutto in alcune branche i cui bandi delle scuole di specialità vanno deserti".

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"Aprire il numero di accessi a Medicina è un vero e proprio suicidio formativo e professionale anzitutto per le Università che non sarebbero in grado di farsi carico di gestire un numero così alto di studenti. Dove si formerebbero questi studenti? Negli stadi o ricorrendo a docenti-ologrammi?". "Invitiamo a maggior realismo - conclude Di Silverio - per evitare un contraccolpo ancor più pesante in termini di qualità formativa e di una nuova pletora di disoccupati di lusso".

"Apprezziamo l’impegno del Ministro Bernini finalizzato a mettere in atto una buona programmazione del fabbisogno di medici per il Servizio sanitario nazionale. Una programmazione che leghi gli accessi alla facoltà alle borse di specializzazione e alle richieste del mercato del lavoro da qui a dieci, undici anni, in modo da non creare i presupposti né per un nuovo imbuto formativo né per una riedizione dell’imbuto lavorativo. Una sensibilità, questa, frutto anche del dialogo che si è instaurato tra la Fnomceo e il Ministro, volta a non far scontare ai giovani gli errori di programmazione del passato". Così il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, commenta favorevolmente le parole pronunciate questa mattina dal Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico a Catania.

"Abbiamo accolto con favore – aggiunge - la costituzione, al Ministero, del Gruppo di lavoro volto a trovare i numeri giusti per soddisfare le esigenze del nostro Servizio sanitario nazionale. Come giustamente ha ricordato il Ministro Bernini, gli effetti si vedranno tra dieci-undici anni, quando le matricole di oggi saranno gli specialisti del futuro. Assestarsi sui 14000 accessi, come attualmente previsto, significa mantenere costante il rapporto tra medici e cittadini che è ora di 4 per mille, sopra la media europea. Aumentare tale rapporto è una scelta demandata al Governo: se verrà messa in atto saremo tra i paesi europei con il numero relativo più alto di medici".

"Questo, ovviamente, a condizione – osserva Anelli - che tutti i medici che si formeranno in Italia rimangano a lavorare nel nostro Servizio sanitario nazionale e non fuggano verso l’estero, con conseguente spreco di risorse, come già da noi denunciato con la campagna "Offre l’Italia". Un altro versante sul quale lavorare è quindi quello dell’attrattività del nostro SSN. Oggi la qualità di lavoro e di vita dei nostri medici è sempre più bassa, e la conseguenza è un’emorragia di professionisti dalla sanità pubblica verso il privato, l’estero, il prepensionamento, come ha giustamente osservato il Ministro della Salute Orazio Schillaci. È quindi necessario investire risorse sul Servizio sanitario nazionale e sui suoi professionisti".       

 

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