Ingressi a Medicina: così cambiano le regole. Ma Anaao non ci sta

Entro il mese di aprile si deciderà di ampliare il margine di ingresso alle facoltà di Medicina. Lo ha annunciato il ministro dell'università e della ricerca Anna Maria Bernini alla cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico a Catania. "Sarà allargato non solo il margine di ingresso - ha detto - ma anche il collo di bottiglia delle specializzazioni. Ma teniamo presente che i nuovi iscritti saranno medici tra 7-8 anni. E dobbiamo anche ragionare anche in una prospettiva di mercato". Il ministro ha sottolineato che la formazione terrà conto infatti dei nuovi percorsi e delle nuove specializzazioni come "l'ingegneria biomedica e la robotica". Quanto alla programmazione universitaria, Bernini ha detto che si sta operando per "stabilizzare le cose buone fatte con il Pnrr". L'attenzione è rivolta alla qualità degli investimenti e alla eliminazione delle "complessità burocratiche che ostacolano il percorso di crescita". Sarà inoltre valorizzata la ricerca per favorire il ritorno dei ricercatori che si sono trasferiti all'estero: "Dobbiamo essere in grado di offrire un sistema paese accogliente", ha concluso.
L’Anaao Assomed ribadisce la sua ferma contrarietà all’abolizione del numero chiuso alla Facoltà di Medicina che a suo avviso non deve essere superato bensì programmato. "In questo orientamento, che riaffiora di tanto in tanto - afferma Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed - sono contenuti alcuni errori di fondo che rappresentano un pericolo per la riforma del sistema formativo che pure è necessaria". "Come dimostrano gli studi Anaao degli ultimi anni – ricorda Di Silverio – in Italia non mancano medici laureati, bensì specialisti soprattutto in alcune branche i cui bandi delle scuole di specialità vanno deserti".
"Aprire il numero di accessi a Medicina è un vero e proprio suicidio formativo e professionale anzitutto per le Università che non sarebbero in grado di farsi carico di gestire un numero così alto di studenti. Dove si formerebbero questi studenti? Negli stadi o ricorrendo a docenti-ologrammi?". "Invitiamo a maggior realismo - conclude Di Silverio - per evitare un contraccolpo ancor più pesante in termini di qualità formativa e di una nuova pletora di disoccupati di lusso".
"Apprezziamo l’impegno del Ministro Bernini finalizzato a mettere in atto una buona programmazione del fabbisogno di medici per il Servizio sanitario nazionale. Una programmazione che leghi gli accessi alla facoltà alle borse di specializzazione e alle richieste del mercato del lavoro da qui a dieci, undici anni, in modo da non creare i presupposti né per un nuovo imbuto formativo né per una riedizione dell’imbuto lavorativo. Una sensibilità, questa, frutto anche del dialogo che si è instaurato tra la Fnomceo e il Ministro, volta a non far scontare ai giovani gli errori di programmazione del passato". Così il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, commenta favorevolmente le parole pronunciate questa mattina dal Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico a Catania.
"Abbiamo accolto con favore – aggiunge - la costituzione, al Ministero, del Gruppo di lavoro volto a trovare i numeri giusti per soddisfare le esigenze del nostro Servizio sanitario nazionale. Come giustamente ha ricordato il Ministro Bernini, gli effetti si vedranno tra dieci-undici anni, quando le matricole di oggi saranno gli specialisti del futuro. Assestarsi sui 14000 accessi, come attualmente previsto, significa mantenere costante il rapporto tra medici e cittadini che è ora di 4 per mille, sopra la media europea. Aumentare tale rapporto è una scelta demandata al Governo: se verrà messa in atto saremo tra i paesi europei con il numero relativo più alto di medici".
"Questo, ovviamente, a condizione – osserva Anelli - che tutti i medici che si formeranno in Italia rimangano a lavorare nel nostro Servizio sanitario nazionale e non fuggano verso l’estero, con conseguente spreco di risorse, come già da noi denunciato con la campagna "Offre l’Italia". Un altro versante sul quale lavorare è quindi quello dell’attrattività del nostro SSN. Oggi la qualità di lavoro e di vita dei nostri medici è sempre più bassa, e la conseguenza è un’emorragia di professionisti dalla sanità pubblica verso il privato, l’estero, il prepensionamento, come ha giustamente osservato il Ministro della Salute Orazio Schillaci. È quindi necessario investire risorse sul Servizio sanitario nazionale e sui suoi professionisti".