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Schillaci: nasce Decalogo su Nutrizione, no ai cibi sintetici

Nutrizione Redazione DottNet | 23/02/2023 17:17

"Insegnare la cultura della sana alimentazione fin dalle scuole"

"Sono stati tre giorni di lavoro intenso che ha permesso di approfondire gli ambiti relativi alla Nutrizione facendo emergere criticità ma anche proposte che hanno portato a una sintesi di 10 azioni da mettere in campo per rendere la nostra nazione resiliente, i cittadini più consapevoli e informati, i servizi di nutrizione clinica e preventiva pronti a dare risposte adeguate superando disomogeneità e diseguaglianze. E che ha tra i 10 punti anche un chiaro no ai cibi sintetici". Così il ministro della Salute Orazio Schillaci, nel suo intervento durante la giornata conclusiva della prima Conferenza nazionale sulla nutrizione", durante la quale è stato presentato il Decalogo sulla Nutrizione.

La Conferenza nazionale è partita dal presupposto che una "sana alimentazione aiuta a migliorare lo stato di salute, a prevenire malattie croniche degenerative con un impatto rilevante sulla spesa sanitaria e sulla mortalità". Da questo punto di vista, "il Decalogo sulla Nutrizione - ha detto - è un risultato importante di un percorso che oggi non termina bensì inizia".

Tra i punti del decalogo, la promozione della dieta mediterranea italiana, "un patrimonio della nostra terra che dobbiamo recuperare, valorizzare e tramandare" perché una stretta aderenza a questa è "associata alla riduzione della mortalità complessiva di quasi il 10%". Prioritari anche gli interventi diretti a contrastare la malnutrizione, sia per difetto, specie in ambito ospedaliero, che per eccesso, ovvero sovrappeso-obesità, "che allunga i tempi di degenza mediamente del 55% con conseguente aumento della spesa e delle complicanze mediche". Inoltre tra i punti, quello di promuovere la corretta comunicazione sull'alimentazione, rendendo "comprensibili le informazioni validate e accreditate anche per contrastare informazioni false" e, infine, portare questi temi "nei programmi didattici della scuola primaria e secondaria", ha precisato il ministro.

A proposito della possibilità di effettuare campagne mediatiche ha aggiunto: “Credo che, oltre alle campagne mediatiche che vanno fatte in maniera adeguata ai bambini, è importante entrare nelle scuole con messaggi chiari e con spiegazioni adatte ai destinatari di quell'età. Investire sugli adulti di domani, e tramandare corretti stili di vita insegnando cose semplici come non sprecare acqua, è un investimento che ci sta molto a cuore e che questo governo si impegna a portare a termine”.

Proprio sull'insegnamento dell'ora di nutrizione il ministro Schillaci era più volte tornato dall'inizio del suo mandato. “Bisognerà trovare un'ora non solo di nutrizione, ma di corretti stili di vita, dove la nutrizione è un punto fondamentale ma insieme all'importanza dello sport e di altre norme educazionali. È giusto che i cittadini di oggi sappiano come devono mangiare e come si devono comportare nei confronti del mondo che li circonda, noi abbiamo tutta la volontà di riuscirci. Noi abbiamo la dieta mediterranea, che io definisco italiana-mediterranea, e abbiamo ricercatori di qualità che sono eccellenti. Avendo prodotti di qualità e ricercatori di qualità, sono sicuro che troveremo la giusta dieta per tutti”

Dal punto di vista della corretta alimentazione, “la comunicazione può esser un avversario se non ben utilizzata”. Perché il rischio è che “laddove non c'è la famiglia che insegna a mangiare, si impara a farlo dalle serie Tv e da Tiktok e questi sono condizionati da interessi economici. Il ruolo dello Stato deve quindi mettere nella condizione i cittadini di scegliere, conoscendo”. Ha detto il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida.

Un ragionamento va fatto sui termini: “Si parla sempre - ha detto - di consumatori, ma questo pone l'accento sul consumare e non sul decidere”. Mentre noi “prima che consumare, scegliamo”. E per “mettere le persone nelle condizioni di scegliere, la scienza è fondamentale” così come “la scuola, che deve supplire nell'assenza in molte famiglie di strumenti per riconoscere cosa fa bene e cosa fa male”. Il cibo, quindi, ha concluso, “è il nostro carburante, ma è essenziale la corretta informazione”. Per questo, ha aggiunto, è “giusto e normale che all'interno di un governo i ministeri che si occupano di agricoltura e sanità dialoghino, come si sta ora facendo”.

Toccato anche il tema del costo del cibo. “Non possiamo affrontare la crescita demografica immaginando un mondo in cui i ricchi continueranno a mangiare bene e i poveri continueranno a mangiare cibo spazzatura. Non è allarmismo, lo vediamo già in alcuni paesi, come gli Stati Uniti, nostri grandi alleati e grande potenza economica: nei negozi si vende cibo di élite per i ricchi e cibo spazzatura per i poveri. Credo che una `superpotenza della qualità´ come l'Italia possa spiegare loro come si può pensare un diverso modello di sviluppo”, più orientato “alla salute e al benessere”.

“Nei supermercati - ha aggiunto - vediamo cibi iper trasformati, la cui produzione è delocalizzata e si arriva alla standardizzazione del prodotto, che è uguale ovunque, più facile da distribuire, con costi di produzione abbattuti e la possibilità di accentrare la produzione nelle mani di pochi”. Ci sono però “strumenti per informare correttamente le persone e per far loro scegliere bene. Uno di questi è una corretta comunicazione”.

E poi sul nutriscore che “ è pericolosissimo. È un'etichettatura condizionante che non garantisce una corretta informazione, noi invece vogliamo lavorare su un'etichettatura che consenta la giusta informazione su quanto cibo si possa assumere avendone un beneficio e quanto invece metta a rischio la salute. Diffonderò oggi una tabella, che ho visto questa mattina a un convegno di cardiologi, dove nella fascia verde ci sono cibi che farebbero rabbrividire qualsiasi persona che segue la buona alimentazione e, in quella rossa, pasta, olio, parmigiano e tutto ciò che ci ha reso un modello di vita lunga e sana”.

No anche all’etichettatura del vino: “Stiamo contrastando, insieme ad altre nazioni, un modello che stigmatizza un prodotto in una nazione in cui quel prodotto non viene realizzato, e tenta non di spiegare e informare correttamente sui problemi dell'abuso, che va sempre contrastato, ma invece stigmatizza il prodotto chiudendo, di fatto, all'ingresso in quel mercato di quel prodotto, a nostro avviso in violazione dei trattati europei. Ricorreremo in tutte le sedi per arginare questo tipo di soluzione, che non è una soluzione per la salute degli irlandesi ed è un danno per le nostre imprese e per la fruizione, da parte anche del pubblico irlandese, di un prodotto di qualità come il vino assunto in giuste quantità”-

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