Professione
Professione
Canali Minisiti ECM

L'Italia forma i medici e poi vanno all'estero: ecco dove e quanto guadagnano

Professione Redazione DottNet | 20/03/2023 19:12

Sono mille i camici bianchi che espatriano ogni anno. Finora spesi 150 milioni per formarli

La grande fuga dagli ospedali pubblici italiani è cominciata da oltre un decennio e riguarda almeno mille medici che ogni anno scelgono di andare all’estero in cerca di stipendi più alti e possibilità di carriera maggiori. Germania, Inghilterra e Francia sono le destinazioni più gettonate dai nostri giovani camici bianchi per i quali lo Stato italiano spende per ciascuno di loro oltre 150mila euro per formarli in un percorso che dura in media 11 anni: 25mila il costo per i 6 anni di laurea e 128mila per la specializzazione che prevede anche molte ore di pratica nelle corsie di Policlinici e ospedali universitari.

Secondo il database OCSE aggiornato nel 2022, negli ultimi tre anni disponibili – 2019, 2020 e 2021 - sono all’estero 15.109 infermieri (ma manca il dato della Germania dove, secondo altre stime, sono al lavoro circa 2.700 infermieri italiani) e 21.397 medici. Una “fuga” oltre confine quindi di quasi 40mila laureati nelle università italiane nell’ultimo triennio che, oltre ad aggravare pesantemente le carenze di personale, hanno costi elevati e nessun ritorno: la formazione di un infermiere costa circa 22.500 euro sui cinque anni (13.500 sul triennio: circa 4.500 euro/anno) e quella di un medico 41.000 euro sui sei anni di laurea che con i costi per la specializzazione sale a circa 150-160.000 euro pro-capite. Questo si tradurrebbe negli ultimi anni in circa 3,5-3,6 miliardi “investiti” nella formazione di medici e infermieri che sono ormai patrimonio di altre nazioni.

pubblicità

C’è da dire che dopo l’emergenza Covid il flusso di medici e infermieri che hanno scelto di lavorare fuori dei confini italiani si è ridotto, probabilmente per la nuova politica di aperura del Ssn e per la ricerca di professionisti necessari a colmare le carenze messe in evidenza soprattutto con la pandemia. Nel 2021 infatti risultavano all’estero poco più di 4mila medici contro circa il doppio degli anni precedenti, mentre sono “partiti” circa 3.800 infermieri contro i 6mila degli anni precedenti. La somma è riferita agli ultimi tre anni, in quanto verosimilmente chi è partito è ancora all’estero (se fossero anche solo il 25% si tratterebbe di circa ulteriori 7.500 infermieri e 27.400 medici), ma andando indietro nel tempo (il database OCSE fornisce dati a partire dal 2000), si vede che la “fuga” è andata via via aumentando soprattutto negli anni subito successivi al blocco dei contratti e ai primi blocchi del turn over.

Mentre infatti fino al 2009 compreso risultavano all’estero circa 350-400 infermieri italiani l’anno e 2-3000 medici l’anno, negli anni successivi il numero è aumentato raggiungendo per i medici il culmine di oltre 9.700 presenze all’estero nel 2016 e per gli infermieri di oltre 6.600 nello stesso anno. A conti fatti si tratta di oltre 150milioni “regalati” dall’Italia ogni anno agli altri Paesi che si trovano medici già formati - una delle “merci” più preziose a livello globale ancora di più dopo il Covid - senza dover investire nulla. E proprio la pandemia è stato un fattore di accelerazione di questa fuga che riguarda anche altri duemila camici bianchi che ogni anno lasciano il Servizio pubblico per andare a lavorare nelle cliniche private oppure a fare il medico “gettonista” che guadagna fino a mille euro per coprire un turno in ospedale.  Un esodo, questo, che aggravava così la carenza di sanitari provocato da una lunga tradizione di tetti di spesa alle assunzioni, frutto di anni di spending review, ma anche di stipendi mediamente più bassi rispetto ai colleghi europei.  

«Inghilterra e Germania sono le destinazioni preferite, poi la Francia e sta crescendo anche la Spagna, perché si trovano stipendi più alti. In Germania si guadagna quasi il doppio rispetto ai 56mila euro lordi che percepisce un giovane medico specializzato a inizio carriera, mentre in Inghilterra e Francia si guadagna circa un terzo in più», avverte Pierino Di Silverio, segretario di Anaao Assomed, principale sindacato dei medici ospedalieri che ha recentemente realizzato una indagine dalla quale risulta che un camice bianco su tre lascerebbe volentieri il posto di fronte a un’altra opportunità. Per Di Silverio all’estero c’è anche una «maggiore considerazione dell’atto medico rispetto all’Italia dove si rischia anche di finire in tribunale e poi se all’estero la carriera è quasi automatica qui segue altre logiche molto meno trasparenti».

Consigliati per il ministro della Salute Orazio Schillaci ha messo subito nel mirino, appena arrivato al dicastero, il nodo della fuga del personale sanitario e dei camici bianchi soprattutto da alcune specialità mediche, rese sempre meno attrattive da turni massacranti, stress e stipendi non adeguati. Un disagio questo acuito da tre anni di Covid che hanno sfibrato il personale. Un primo segnale di attenzione al problema è stato dato con l’ultima legge di bilancio dove si prevede un aumento dell’indennità per gli operatori sanitari del pronto soccorso a partire dal primo gennaio 2024 con uno stanziamento di 200 milioni di euro annui.

Commenti

I Correlati

Anche un sms per ricordare che possono accedere ad un controllo

La lettura combinata delle norme suggerisce, pertanto, di fare esclusivo riferimento ai termini di prescrizione e decadenza che scadono entro il 31 dicembre dell’anno in cui è disposta la sospensione degli adempimenti e dei versamenti tributari per e

I progetti vincitori, selezionati da una giuria tecnica e tramite voto popolare sono stati annunciati durante il 24o Convegno Nazionale Conacuore

Ma per i pazienti il cambiamento è fonte di timori e di paure

Ti potrebbero interessare

La lettura combinata delle norme suggerisce, pertanto, di fare esclusivo riferimento ai termini di prescrizione e decadenza che scadono entro il 31 dicembre dell’anno in cui è disposta la sospensione degli adempimenti e dei versamenti tributari per e

"In alcuni passaggi il testo di cui si è avuta notizia informale differisce da quello ricevuto prima della riunione dello scorso 7 dicembre presso il Ministero della salute, sulla quale c'era stata condivisione quasi unanime"

E scrive a Cirio per osservazioni sul Protocollo siglato in Piemonte

Il punteggio medio (in una scala da 0 a 10) per i medici è passato da 7,3 nel 2021 a 6,9 nel 2023 e, analogamente, per il personale sanitario non medico da 7,2 a 6,8