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Schillaci contro i sindacati: Non sono mai soddisfatti, il problema pensioni sarà risolto. Abbiamo aumentato fondi e stipendi

Sindacato Redazione DottNet | 06/12/2023 16:42

“Siamo stupiti e meravigliati dalle dichiarazioni del Ministro della salute, Orazio Schillaci, all’indomani del grande successo dello sciopero dei medici e dirigenti sanitari”, commentano Pierino Di Silverio (Anaao Assomed), e Guido Quici (Cimo-Fesme

“Siamo stupiti e meravigliati dalle dichiarazioni del Ministro della salute, Orazio Schillaci, all’indomani del grande successo dello sciopero dei medici e dirigenti sanitari”, commentano Pierino Di Silverio (Anaao Assomed), e Guido Quici (Cimo-Fesmed)

Lo sciopero del personale sanitario del 5 dicembre  ha raggiunto fino all’85 % di adesione, ma secondo il ministro della Salute Orazio Schillaci il problema sono i medici “mai soddisfatti“. “Chiedono più fondi e li abbiamo aumentati, stipendi più alti e i rinnovi contrattuali prevedono consistenti aumenti in busta paga”, come sostiene in un’intervista al Corriere della sera. Quanto ai tagli alle pensioni, “abbiamo concordato col ministro Giorgetti come sarà modificato l’art.33 della manovra che taglia le pensioni ai sanitari: “Abbiamo concordato col ministro che siano salvaguardati medici e infermieri dipendenti che vanno in pensione col trattamento di vecchiaia e quelli che hanno maturato requisiti per l'assegno di anzianità entro l'entrata in vigore della legge di Bilancio 2024”. Per gli altri la norma “verrà applicata in forma ridotta e gradualmente”. Il Ministro rivendica poi di aver “chiesto che una parte dei fondi per il rinnovo dei contratti collettivi del personale sanitario, incluso quello convenzionato, pari a 300-400 milioni dei 2,4 miliardi stanziati, sia corrisposto in anticipo a titolo di incremento dell'indennità di specificità”.

 E non è tutto, “Abbiamo chiesto che una parte dei fondi per il rinnovo dei contratti collettivi del personale sanitario, incluso quello convenzionato, pari a 300-400 milioni dei 2,4 miliardi stanziati, sia corrisposto in anticipo a titolo di incremento dell’indennità di specificità. Più di così? Parliamo di 3 miliardi, quelli messi in bilancio per il 2024 e i 2,3 della legge 2023, in tutto 5,3. Quindi non mi si dica che il governo vuole depotenziare la sanità pubblica“. Accusa che bolla come “ideologia pura”, nonostante le analisi del Gimbe sullo scivolamento del Servizio sanitario nazionale verso “21 sistemi sanitari regionali regolati dalle leggi del libero mercato” e il rapporto Oasi che evidenzia come i servizi siano “già razionati“. "Questa è la prima volta, dopo oltre un decennio, che si incrementano le risorse, tra l'altro proprio per aumentare gli stipendi. Piuttosto siano rapidi nella trattativa per il rinnovo del contratto. Dipende da loro. Non li vedo uniti. In queste settimane li ho ricevuti, sempre divisi. Infatti, l'Intersindacale non ha scioperato”, precisa il Ministro.

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Secondo Schillaci, il problema non sarebbe la mancanza di fondi, ma gli sprechi: “Focalizziamo il problema non sui fondi ma su come vengono spesi.” E specifica: “Sono troppe le Regioni che impongono ai cittadini un prezzo ingiusto di disorganizzazione e disservizi”. A fronte delle rivendicazioni del personale sanitario – in sciopero anche per la detassazione di parte dello stipendio e la depenalizzazione degli errori medici – Schillaci accusa insomma i medici di prese di posizione ideologiche. E il taglio delle pensioni? “Ci siamo impegnati a correggere. Nel maxiemendamento che sta per essere presentato in Senato la norma viene grandemente mitigata. Lo stralcio non si può avere, per motivi tecnici”. Inoltre, racconta nell’intervista”.

“Stiamo lavorando col Mef per togliere il vincolo al tetto di spesa per le assunzioni di personale. E un nostro obiettivo. Non tutte le Regioni però hanno raggiunto il tetto già disponibile. E molte non garantiscono le prestazioni dovute al cittadino. Gli operatori potranno guadagnare di più grazie all'aumento delle tariffe delle ore extra turno. Cinque ore settimanali di lavoro extra a 100 euro l'ora sono 2.000 euro al mese per un medico e 1.200 per un infermiere, 6o al mese. Non mi sembra sia poco, di questi tempi. Non possiamo risolvere un decennio di blocco in un anno, ma non stiamo risparmiando sforzi”. In definitiva, per Schillaci le richieste dei sanitari sono infondate ed esagerate. E nonostante l’affluenza allo sciopero di martedì, sostiene: “Piuttosto siano rapidi nella trattativa per il rinnovo del contratto. Dipende da loro. Non li vedo uniti. In queste settimane li ho ricevuti, sempre divisi. Infatti, l’Intersindacale non ha scioperato”. E infine un cenno anchealla campagna vaccinale flop: “Abbiamo rinnovato la raccomandazione alle Regioni di fare promozione attiva e di incentivare l'adesione, ricorrendo anche agli open day. Le dosi ci sono, vanno distribuite. C'è bisogno però della piena collaborazione dei medici di famiglia. Lo stesso vale per il vaccino antinfluenzale. Il ministero ha fatto la sua parte. A Natale ci sarà il picco dei casi. Vacciniamoci soprattutto se apparteniamo alle categorie dei fragili. L'influenza fa più morti del Sars Cov 2”.

La riposta da parte dei sindacati non si è fatta attendere: "Siamo stupiti e meravigliati dalle dichiarazioni del Ministro della salute, Orazio Schillaci, all’indomani del grande successo dello sciopero dei medici e dirigenti sanitari", commentano Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed, e Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed, dopo aver letto l’intervista rilasciata dal Ministro al Corriere della Sera.

"Ci appare doveroso replicare senza alcun intento polemico, ma entrando nel merito di tutti i punti toccati nell’intervista. A iniziare dal finanziamento per la sanità previsto nella manovra economica per il 2024. Ognuno – dichiarano Di Silverio e Quici – può avere il proprio punto di vista, ma i numeri sono oggettivi e parlano chiaro. La manovra mette a disposizione 3 miliardi di cui 2,3 destinati a un rinnovo contrattuale che, facendo parte i medici e dirigenti sanitari della pubblica amministrazione, prevederà un aumento del 5.78%, ben 10 punti al di sotto del tasso inflattivo. E non sarà un piccolo anticipo, come dichiarato dal Ministro, a cambiare le cose, considerato che com’è ovvio tale anticipo sarà poi decurtato dall’aumento che vedremo al momento del rinnovo del contratto. Tra l’altro, l’anticipo degli aumenti contrattuali previsto dal Ministro Zangrillo è stato adottato solo in due Regioni".

"Ricordiamo inoltre che il contratto 2019-2021, pre-firmato a settembre, deve ancora essere licenziato dal Consiglio dei Ministri e dovrà poi passare al vaglio della Corte dei Conti. A fare presto quindi dovrebbe essere il Governo perché se non si licenzia quello attuale non si potrà procedere alla discussione del nuovo. Ed evidenziamo anche che le trattative per il rinnovo del CCNL 2022-2024 inizieranno con il comparto della sanità, ritardando quindi ulteriormente di almeno un altro anno l’adozione di quello della dirigenza".

"Puntare poi – dichiarano Di Silverio e Quici - su un aumento economico basato sul lavoro straordinario, quando i medici e i dirigenti sanitari già lavorano 60 ore a settimana e hanno 5 milioni di giornate di ferie arretrate per sopperire alle carenze di personale, non ci sembra il modo migliore né per risolvere il problema delle liste d’attesa né per rendere appetibile la professione, come ha più volte dichiarato il Ministro stesso. Piuttosto contribuirà allo svuotamento già in atto degli ospedali. Per questo chiediamo che quelle risorse vengano destinate all’aumento o alla detassazione di una parte della retribuzione".

"Siamo anche meravigliati che nelle sue dichiarazioni il Ministro non abbia citato uno dei suoi cavalli di battaglia, e cioè la depenalizzazione dell’atto medico, che un disegno di legge della Lega intende affossare nel peggiore dei modi".

"Non possiamo poi ancora pronunciarci in merito alle novità annunciate in tema di revisione della norma sul taglio delle pensioni dei medici e all’intento di eliminare il tetto alla spesa sul personale su cui il Governo pare stia lavorando: finché non leggeremo i testi e il frutto di questo lavoro infatti non possiamo esprimere alcun giudizio, né in senso positivo né negativo".

"Cercare inoltre – come abbiamo letto - di far emergere divisioni tra sindacati di categoria per giustificare i ritardi di una tornata contrattuale indipendenti dai sindacati stessi, ci appare poi poco attinente alla realtà e sinceramente pretestuoso. Le richieste dei sindacati son comuni, i temi trattati dalle varie componenti anche, le motivazioni dello sciopero proclamato dalle altre sigle rappresentative della dirigenza medica e sanitaria per il 18 dicembre sono le stesse che hanno spinto in piazza Anaao Assomed e Cimo-Fesmed".

"Forse le vere divisioni sono all’interno di un Governo che non ascolta quello che il Ministro cerca di affermare da più di un anno e che noi condividiamo: noi siamo sempre stati dalla parte del Ministro della Salute, e per questa ragione le dichiarazioni di oggi ci meravigliano. Investire sul SSN vuol dire fare scelte coraggiose non solo in termini di stanziamento di risorse - ribadiamo che in questa congiuntura macroeconomica occorre fare i conti con le risorse (poche) che abbiamo a disposizione - ma soprattutto in termini di scelte strategiche e politiche che vanno in una direzione diversa".

"Continuare a investire sul privato e sul lavoro straordinario e contestualmente affermare che i medici, i dirigenti sanitari e gli infermieri sono merce rara da salvaguardare è una contraddizione in termini". "Ci aspettiamo – concludono Di Silverio e Quici - che questi ultimi giorni che precedono la presentazione in Aula del Senato della legge di Bilancio possano vedere un riavvicinamento tra le parti imprescindibile per migliorare il nostro sistema di cure e dimostrare che davvero il Governo ha a cuore gli operatori sanitari e quindi i cittadini così come li abbiamo a cuore noi. In attesa di risposte certe, allora, continuiamo con la protesta perché è questa la richiesta che ci giunge dagli ospedali di tutta Italia. E le piazze di ieri, riempite di medici, dirigenti sanitari e infermieri arrabbiati ma non ancora rassegnati, ne sono la dimostrazione".

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