Il 79% di chi lavora in aziende prive di welfare aziendale desidera l'introduzione di queste misure, incluse quelle di sanità integrativa
Ormai da anni il welfare aziendale è diventato un tema centrale per tutte le imprese, che sempre più spesso lanciano iniziative per migliorare la qualità della vita dei lavoratori, con l’offerta di varie tipologie di benefit. Nonostante ciò, ancora oggi soltanto una minoranza degli italiani ritiene che la propria azienda si prenda veramente cura del benessere dei dipendenti: a rilevarlo è l’ultima ricerca dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, che ha interrogato un campione nazionale di 1.
Secondo quanto emerso dal sondaggio, solo il 33% degli intervistati è d’accordo con l’affermare che l’azienda in cui lavora ha a cuore il suo benessere e la sua salute. Malgrado il tanto parlare di ambienti di lavoro più vicini ai bisogni delle persone, dunque, circa due italiani su tre non sembrano percepire un reale impegno della propria azienda in questo senso.
Ma quanto sono realmente diffuse allora le misure di welfare aziendale? Dalla ricerca risulta come il servizio offerto più spesso sia quello dei buoni pasto o della mensa, fornito da un’azienda su due (50%). Al secondo posto ci sono i servizi di sanità integrativa (46%), seguiti dai percorsi di formazione (42%), dai fondi pensione (39%) e dai buoni spesa/gift card (29%). Ma c’è anche chi lavora in aziende che non hanno alcun piano di welfare aziendale: il 79% di essi vorrebbe che il proprio datore di lavoro cominciasse a introdurlo, e la medesima percentuale desidererebbe fosse inclusa anche la sanità integrativa (79%).
UniSalute ha allora indagato quali servizi relativi alla salute fossero più popolari, tra coloro che hanno la possibilità di accedervi. Il rimborso delle spese per visite ed esami (svolti privatamente o tramite il SSN), è al primo posto, sfruttato dal 71% dei dipendenti. Seguono le prestazioni mediche in convenzione a prezzi agevolati (68%) e i pacchetti di prevenzione e check-up (60%). Ancora poco diffusi, invece, benefit come i pacchetti maternità (16%), la copertura per lo psicologo/psicoterapeuta (16%) o i servizi di telemedicina (12%).
Indipendentemente dalle specifiche misure, circa un lavoratore su tre (31%) dice che l’opinione che ha dell’azienda è cambiata in meglio dopo l’introduzione di benefit relativi alla salute. Sembrano però esserci ancora margini di miglioramento: solo il 42%, infatti, si dice soddisfatto dell’offerta di sanità integrativa attualmente a sua disposizione. Più di uno su quattro (27%) ritiene probabile che nei prossimi mesi la integrerà con un’assicurazione sanitaria individuale, come già fatto dall’8% degli intervistati.
Tra i punti principali l'istituzione della specializzazione e la possibilità di optare per la dipendenza o su forme di accreditamento. Resta il rapporto fiduciario
Il 57% degli intervistati consiglierebbe a un giovane di lavorare in questo settore
La riforma voluta da Anna Maria Bernini prevede due mesi di corsi in ateneo su chimica, fisica e biologia, poi 93 quesiti in simultanea in tutta Italia: come sarà la prova di ammissione alla facoltà di Medicina
Oltre la metà non sa cos’è il ticket e oltre l’80% non ha mai usato il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE)
Più formazione per vincere sfida arresto cardiaco improvviso
I vaccini sono adattati alla variante JN.1. Possibile la co-somministrazione dei nuovi vaccini aggiornati con altri
Bellantone: "la sicurezza dell’assistito è un pilastro fondamentale della qualità delle cure ed è un diritto inalienabile di ogni persona"
"Uso corretto delle risorse non avviene in tutte le regioni"
Commenti