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Pensioni più alte per chi lascia il lavoro nel 2025

Previdenza Redazione DottNet | 18/03/2025 19:17

Lo rivela l’Inps nel messaggio n. 914/2015. La novità riguarda il calcolo della pensione con la regola contributiva

Buone notizie per chi va in pensione quest’anno: il montante contributivo sarà rivalutato del 3,66% (si tratta della somma di tutti i contributi versati durante la vita lavorativa su cui si calcola l’assegno di pensione). Per esempio: il montante di 250mila euro di contributi versati diventano 259.156 euro e l’importo della pensione a 67 anni d’età, sale da 14.307 a 14.831 euro annui. Lo rivela  l’Inps nel messaggio n. 914/2015.

La novità riguarda il calcolo della pensione con la regola contributiva, in base alla quale il suo importo è pari a una percentuale della somma di tutti i contributi versati durante l’intera vita lavorativa (in genere pari al 33% del proprio reddito, stipendio o retribuzione). La somma dei contributi costituisce il c.d. montante contributivo; la percentuale che, applicata al montante, determina l’importo annuo di pensione, è fissata dalla legge in corrispondenza a ciascuna possibile età di pensionamento, da 57 a 71 anni.

 Il montante contributivo, ogni anno, è soggetto a rivalutazione al fine di conservare almeno in parte il potere di acquisto (all’epoca della pensione, infatti, i contributi possono risalire anche a 30-40 anni prima). Il tasso per la rivalutazione è fissato ogni anno dall’Istat, in misura pari alla variazione del Pil verificatasi nei cinque anni precedenti. Poiché agganciato al Pil (e non all’inflazione) il tasso di rivalutazione del montante sale oppure scende in misura proporzionale all’eventuale crescita o decrescita dall’economia statale; per questo non sempre riesce a garantire il pieno recupero del potere di acquisto. Il tasso comunicato dall’Inps è relativo all’anno 2024 che si applica al montante accumulato al 31 dicembre 2023 a favore di chi va in pensione quest’anno: 1,036622, che significa una rivalutazione del 3,6622% (l’anno scorso è stato pari a 1,023082, cioè al 2,3082%).

Giova ricordare che in due occasioni il tasso è risultato negativo: nel 2014 e nel 2021. Nel 2014 (— 0,001927, quindi 250 mila euro di contributi sarebbe diventati 249.518 euro), fu l’Inps, in via amministrativa, a scongiurare la «svalutazione» sostenendo che la legge (è la n. 335/1995, la c.d. riforma Dini delle pensioni) non prevede l’applicazione del tasso in senso negativo, una tesi che poi è diventata regola.

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