Schillaci: "Fondamentale che i medici di medicina generale passino una parte del loro tempo all'interno delle strutture della medicina del territorio". Scotti: "Non servono riforme pasticciate, ma più risorse e borse di studio"
"Dobbiamo rendere nuovamente più facile e attrattivo fare il medico di famiglia, c'è una crisi vocazionale. Oggi i concorsi - fatti ancora su base regionale - non vedono una ampia partecipazione. È necessario varare una riforma che preveda una scuola di specializzazione universitaria su base nazionale. Dobbiamo avere più medici di famiglia, che sono il primo punto di contatto tra cittadini e Ssn. Poi c'è un ampio dibattito su questa figura, credo sia fondamentale che i medici di medicina generale passino una parte del loro tempo all'interno delle strutture della medicina del territorio previste dal Pnrr, faccio riferimento alla Case di comunità, dove all'interno dei team multidisciplinare previsti, una figura fondamentale è il medico di famiglia. Io credo che sul tema del loro contratto sia giusto lasciar scegliere i medici se continuare ad essere liberi professionisti o diventare dipendenti del Ssn". Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci ospite in collegamento di Healthcare & Pharma Talk di Rcs Academy intervistato dal direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana. "Ma ci aspettiamo dai medici di famiglia la massima collaborazione per continuare a fare quello che negli anni hanno sempre fatto. In tempi brevi avremo una soluzione nell'interesse primario dei cittadini, dei malati e dei fragili", ha rimarcato Schillaci.
Le ultime bozze circolate in conferenza Stato Regioni confermano quello che il ministro della Salute Orazio Schillaci ha auspicato per la ormai vicina riforma della medicina di base. L'opzione del provvedimento - si parla anche di un semplice decreto ministeriale che riparta da quanto previsto dalla legge istitutiva del Ssn (la 833 del 1978) dove c'era già la doppia opzione - sarà quindi quella di una soluzione intermedia, rispetto alle ipotesi circolate nei mesi scorsi lasciando sempre ai cittadini la possibilità di scegliere il medico di riferimento che a sua volta potrà decidere se restare come libero professionista nel suo studio medico oppure diventare dipendente lavorando magari nelle nuove Case di comunità. Il tema centrale è quello di far funzionare meglio la medicina del territorio, dove il medico di famiglia svolge un ruolo da protagonista assoluto. Per il paziente cambiano alcune modalità: il cittadino continuerà a scegliere il proprio medico di famiglia di fiducia che potrà lavorare nello studio - quindi come libero professionista convenzionato con il Ssn - con orari di apertura di alcune ore al giorno come accade oggi oppure potrà scegliere un dottore dentro la Casa di comunità. In quest'ultimo caso si tratterà di un medico dipendente del Ssn che durante l'orario di apertura della Casa di comunità (12 ore al giorno) potrà essere sostituito anche da un altro medico con la possibilità per il paziente di accedere anche ad alcuni esami di diagnostica come elettrocardiogrammi o spirometrie che si potranno trovare nelle nuove strutture finanziate dal Pnrr.
La medicina generale in Italia è nel pieno di una crisi profonda, caratterizzata da un crescente disinteresse da parte dei giovani. "A fronte di questa carenza di vocazione non servono riforme pasticciate, ma più risorse da investire per rendere più attrattiva la specializzazione". Il segretario della Federazione Italiana dei Medici di Famiglia (Fimmg), Silvestro Scotti, risponde al ministro della Salute Orazio Schillaci, tornando a criticare la trasformazione del rapporto dei medici di base con il Servizio Sanitario Nazionale da 'convenzionati' a 'dipendenti'. La riforma, ben vista in modo trasversale da alcune forze politiche e governatori di regione nasce dall'esigenza di dare attuazione al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ma incontra l'opposizione del principale sindacato di categoria.
"Siamo disposti a sederci a un tavolo - afferma Scotti - e a portare il nostro contributo per le Case di Comunità ma non troviamo benefici nel passaggio alla dipendenza, anche qualora si configurasse come volontario". Secondo Scotti, i primi a pagarne il prezzo sarebbero i cittadini: "In Spagna e Portogallo - spiega - esiste un sistema di cure primarie con medici dipendenti. Per prenotare un consulto si passa da una piattaforma ed è venuto meno il dialogo diretto tra medico e paziente. Il medico lavora su turni, rispetta orari di servizio, e fuori da quelli non risponde al telefono". Inoltre, il passaggio alla dipendenza potrebbe ridurre ancor di più il già scarno esercito dei medici di base. Un sondaggio condotto su 3.000 medici in formazione ha rilevato che oltre il 40% abbandonerebbe il corso nel caso in cui venisse introdotta. Questo andrebbe a pesare su numeri già ridotti all'osso: mancano 5.500 medici di famiglia, e si prevede che altri 7.300 lasceranno il lavoro entro il 2027 per raggiunti limiti di età. Il vero problema, conclude Scotti, è un altro: "Il numero annuale di borse di studio per la formazione in medicina generale è poco più di duemila, ma spesso non vengono neppure assegnate. Il motivo è che questi studenti ricevono 900 euro mensili, contro i quasi 2.000 previsti per le altre scuole di specializzazione".
Il provvedimento elenca i 30 componenti non di diritto, conferma i membri di diritto e definisce la durata dell’incarico e le modalità di funzionamento
Secondo l'Istituto Superiore di Sanità, l'età di insorgenza più frequente è tra i 15 e i 25 anni, ma i casi tra i minori sono in aumento
Lo rivela uno studio pubblicato su Tobacco Control, basato su dati americani e condotto presso i Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta
La proposta è di è di ampliare il No Tobacco Day all'intero mese di maggio, trasformandolo nel No Tobacco May
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
Commenti