“L’unico percorso prevede due passaggi: l’individuazione di un aumento salariale sostenibile per le farmacie private, e la successiva immediata apertura di una trattativa di livello regionale"
Federfarma “è favorevole a riaprire la trattativa sul Contratto collettivo di lavoro nazionale (Ccnl) dei farmacisti per arrivare a un accordo che sia sostenibile per tutte le farmacie italiane; perché parlando di un contratto nazionale, deve tener presente la piccola farmacia rurale così come la grande farmacia”. Lo ha affermato Eugenio Leopardi, presidente di Federfarma Lazio, in una dichiarazione rilasciata al TG3 Lazio, a margine dell’incontro con la delegazione dei farmacisti laziali che il 1° luglio hanno scioperato e si sono recati sotto la sede di Federfarma.
Non cambia, dunque, la posizione rispetto alla nota diramata nei giorni scorsi, nella quale Federfarma aveva sottolineato che “i titolari sono ben consapevoli che il buon funzionamento delle proprie farmacie dipende dalla qualità del capitale umano che ci lavora”, ma che “la richiesta dei Sindacati non tiene conto del fatto che i contesti territoriali in Italia non sono tutti uguali: per circa 6.000 farmacie private, pari a un terzo del totale, un incremento così rilevante – aveva spiegato Federfarma - avrebbe un impatto tale da metterne a rischio l’esistenza. Si tratta di farmacie con margini molto bassi, che operano in territori disagiati, dove rappresentano l’unico presidio del sistema sanitario nazionale e Federfarma deve garantire la sostenibilità dell’intera rete territoriale”. Secondo la Federazione, dunque, “l’unico percorso per la conclusione positiva delle trattative dovrebbe prevedere due passaggi: l’individuazione di un aumento salariale sostenibile, da applicare ai dipendenti di tutte le farmacie private, e la successiva immediata apertura di una trattativa di livello regionale che tenga conto dei differenti parametri di fatturato, produttività e redditività delle farmacie presenti nelle varie aree del territorio nazionale”.
La principale causa dell'attuale stallo nelle trattative riguarda la divergenza tra le richieste salariali dei sindacati, che propongono un aumento di 360 euro lordi mensili, e la proposta di Federfarma
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