"Vogliamo capire se c'è pubblicità ingannevole". Pd all'attacco
“Ho dato mandato agli uffici del Ministero dell’Università e della ricerca di segnalare all’Antitrust i tanti messaggi pubblicitari che promuovono corsi di preparazione a Medicina”. Così la ministra Anna Mari Bernini che chiede di indagare sulle agenzie private che prometterebbero di anticipare le domande dei test ufficiali, esagerando le percentuali di successo di immatricolazione. “Vogliamo capire - continua la ministra - se dietro ci sia pubblicità ingannevole o messaggi fuorvianti capaci di creare facili illusioni tra gli studenti. Per anni l’accesso a questa facoltà si è basato su test a crocette con quesiti spesso generici, che hanno spinto molti ragazzi e famiglie a investire ingenti somme in corsi privati.
Per Bernini, con l’introduzione del semestre aperto - un semestre universitario a iscrizione libera con tre insegnamenti fondamentali a cui sono assegnati 6 crediti formativi (CFU) ciascuno- abbiamo intrapreso una strada nuova e più giusta: l’accesso libero. È una scelta che dà piena attuazione al diritto allo studio, rimette al centro gli atenei garantendo agli studenti una valida alternativa: la preparazione universitaria. Così si valorizza davvero il merito e segniamo un passo importante verso equità e pari opportunità per chiunque sogni di diventare medico".
La riforma non era piaciuta a un gruppo di ricercatori e docenti dell’area medica dell’Università di Bologna che aveva avviato una raccolta firme contro il provvedimento poiché "il superamento del numero chiuso lede la libertà d'insegnamento", scrivevano in una nota, mentre il rettore dell'Alma Mater, Giovanni Molari, ritiene il numero chiuso "indispensabile per la tenuta del sistema".
“Come facilmente prevedibile e previsto, la confusa e propagandistica riforma dell’accesso a Medicina, con la finta abolizione del numero chiuso, non solo non ha risolto il problema dei costosi corsi privati a carico delle famiglie per la preparazione alla selezione, ma lo ha perfino acuito - dichiara Alfredo D’Attorre, responsabile università e ricerca nella segreteria Pd - Si apprende che il ministero dell’università ha preso ora atto del problema e ha chiesto una verifica all’Autorità Antitrust sulla pubblicità di questi corsi. È un bene che il governo abbia ripreso contatto con la realtà, dopo mesi di propaganda ingannevole ai danni di studenti e famiglie".
"Non sarà purtroppo però l’Antitrust a poter risolvere il problema - sentenzia D'Attorre - i test a crocette restano, la selezione è stata spostata solo di sei mesi e non è stata resa meno aleatoria, non è stato abolito il numero chiuso, ma solo il primo semestre in presenza, sostituito con 3 corsi erogati prevalentemente in modalità online, che non offrono agli studenti nessuna garanzia di una preparazione adeguata. È auspicabile che il governo prenda atto quanto prima del fallimento di questa improbabile riforma e capisca che almeno il tema dell’Università non può essere affrontato a colpi di slogan e promesse vuote”.
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