L'uso regolare di aspirina ridurrebbe l'incidenza del tumore al fegato piu' diffuso - 'il carcinoma epatocellulare' - e nei pazienti che sono gia' stati colpiti dalla neoplasia o da altre patologie epatiche croniche abbasserebbe comunque il tasso di mortalita':e' quanto emerge da un nuovo studio americano condotto su oltre 300.000 partecipanti per 12 anni. Pubblicato sul Journal del 'National Cancer Institute' - che ha realizzato l'indagine - lo studio, rivela che tra consumatori abituali di aspirina il tumore del fegato e' risultato incidere in maniera inferiore del 41% rispetto agli altri volontari che non usavano l' acido acetilsalicilico.
Inoltre, il tasso di mortalita' tra chi prendeva aspirina ogni giorno e soffriva di malattie epatiche croniche e' risultata inferiore del 46%. Gli studiosi non hanno osservato invece benefici in termini di ridotta presenza di tumori tra i volontari che utilizzavano altri farmaci antinfiammatori non steroidei. Tra di loro e' pero' emersa una mortalita' per patologie epatiche croniche piu' bassa del 26% rispetto a chi non usava alcun medicinale contro le infiammazioni.
Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia
Dal melanoma al seno. Da studiare il fenomeno della resistenza in certi pazienti
Ricercatori di IEO e dell’Università degli Studi di Milano scoprono come farmaci già in uso possono essere potenzialmente efficaci contro tumori con una diffusa anomalia genetica
I nuovi dati dello studio MARIPOSA, presentati alla World Conference on Lung Cancer 2024, hanno confermato una superiorità clinica a lungo termine della terapia amivantamab più lazertinib rispetto alla monoterapia con osimertinib
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