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Un italiano su quattro con dolore cronico, 4mln non hanno cure

Medicina Interna Redazione DottNet | 27/09/2016 12:24

Il primo ottobre la giornata 'Cento città contro il dolore'. Coinvolte anche le farmacie

Dalla cefalea all'artrite, dall'endometriosi al mal di schiena, fino ai tumori: oltre un italiano su quattro, pari a 13 milioni, soffre di dolore cronico. Per curarli, tra costi diretti e indiretti, si spendono ben 36 miliardi di euro l'anno, ma ben quattro milioni di loro non riescono ad accedere a cure appropriate. La denuncia viene la Fondazione per la Ricerca sul Dolore Isal, in occasione della presentazione, tenutasi presso la Biblioteca Spadolini del Senato, della giornata "Cento città contro il dolore" che si terrà sabato primo ottobre.

Saranno 135 le città coinvolte nell'iniziativa che mira a portare capillarmente la sensibilizzazione e l'informazione sul tema.

"Pur essendoci gli strumenti legislativi - sottolinea il presidente Isal, William Raffaeli - ancora spesso le cure non sono appropriate. Il 22% dei pazienti con questo problema dichiara di non aver avuto alcun orientamento. Solo il 26% di chi ne avrebbe bisogno è riuscito a ottenere la prescrizioni di oppioidi, mentre restano in cima alla lista dei farmaci più prescritti gli antifiammatori non steroidei, dai noti effetti collaterali".
A esser coinvolti saranno centri commerciali, piazze, farmacie, strutture sanitarie dove si terranno convegni e saranno allestiti stand informativi, mentre negli ambulatori di terapia del dolore si terranno visite gratuite. "Lo spirito della campagna vede un tema sanitario calato in una dimensione sociale", perché "il diritto a non soffrire inutilmente è sancito dalla legge ma non basta, va fatto entrare nella cultura quotidiana del paese", sottolinea Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità.

"Spesso - conferma l'ex ministro della Salute Livia Turco, coordinatrice dell'Osservatorio sul dolore - manca la consapevolezza da parte dei cittadini che il dolore può essere attenuato e che è un diritto poterlo fare. Non è solo un problema di risorse ma dell'importanza che gli si da rispetto alla salute delle persone. Il tema deve esser considerato una priorità politica".

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