La prima è della Corte d’Appello di Roma (n.7018 del 7 novembre 2018), l’ultima è del Tribunale Civile di Roma (n. 22401 del 21 novembre 2018)
Lo Stato italiano condannato a rimborsare altri 234 medici per l’effetto di due sentenze giunte a raffica a distanza di appena 15 giorni l’una dall’altra: la prima è della Corte d’Appello di Roma (n.7018 del 7 novembre 2018), l’ultima, in ordine di tempo, è del Tribunale Civile di Roma (n. 22401 del 21 novembre 2018). Complessivamente, le pronunce hanno disposto un risarcimento di oltre 5 milioni di euro in favore dei professionisti specializzati tra il 1978 ed il 2006 senza ricevere il corretto trattamento economico, nonostante fosse previsto dalle direttive Ue in materia (75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE).
Nello specifico, riguardo la sentenza della Corte D’Appello di Roma, molto significativo il passaggio in cui si evidenzia “la responsabilità dello Stato per la mancata o tardiva attuazione delle direttive europee è duplice: da un lato verso l’Unione Europea per la violazione dello stesso diritto europeo, dall’altro verso i cittadini i quali non hanno acquisito la titolarità di uno e più diritti a causa di detto mancato o tardivo recepimento”.
Di fronte al rischio di una vera e propria voragine nei fondi pubblici, al nuovo Parlamento il compito di individuare finalmente una soluzione normativa per scongiurare un esborso complessivo stimato in svariati miliardi di euro. Tutto ciò, anche in virtù della pronuncia della Corte di Giustizia Europea (cause riunite C-616/16 e C-617/16), che ha segnato una svolta storica nella giurisprudenza di questo contenzioso e per gli effetti della quale le somme che i tribunali e le Corti dovranno d’ora in poi riconoscere ai medici potrebbero essere triplicate. Una partita più che mai aperta, quindi, e che vede ingrossarsi le fila dei camici bianchi rimborsati dopo il recente e autorevole parere pro veritate che ha confermato come non si sia formata la certezza del diritto necessaria per il decorso della prescrizione, ciò a causa dell’assenza di sentenze e normative chiare ed univoche sulla posizione dei medici immatricolati dal 1978 in poi.
Sono ormai abbastanza numerosi, anche fra i medici e gli odontoiatri, i casi in cui, al momento della morte del professionista, il diritto alla pensione a superstiti venga attribuito ad un suo nipote, anche in presenza di genitori viventi.
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