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Autonomia, esodo medici Sud-Nord ed è allarme pazienti

Professione Redazione DottNet | 18/02/2019 21:38

Parte la campagna shock di Fnomceo: manifesti a Bari da oggi e da marzo in altre città

Medici contro l’autonomia delle Regioni. I camici bianchi scendono in campo per difendere il servizio sanitario pubblico e soprattutto i loro pazienti, quelli più vulnerabili perché esposti ad una palese difformità di trattamento. Ma c’è anche un altro problema, sottovalutato: l’esodo, in parte già cominciato, dei medici dal Sud verso il Nord attratti da stipendi più elevati e da un carico di lavoro sensibilmente più basso:

"Il timore più grande per il nostro settore della sanità pubblica non è il 'drenaggio' delle risorse economiche, ma il trasferimento di pazienti e giovani medici", conferma Alessandro Garau, segretario del sindacato CoAS Medici Dirigenti,. "L'eccessivo potere contrattuale delle regioni del Nord nei confronti dei medici, sta già degenerando in indebite pressioni sui medici dipendenti e quindi privi di diverse alternative di lavoro - continua Garau - Queste pressioni si materializzano in richiesta di continue deroghe alle norme sugli orari di servizio e sulla mobilità. La maggiore disponibilità economica in possesso delle più ricche regioni settentrionali potrebbe generare un richiamo nei confronti dei giovani medici e generare una nuova 'corsa al trasferimento' verso quelle posizioni più retribuite, impoverendo il Sud delle risorse umane generate in quelle Università".

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"In Lombardia - spiega Garau - esistono già da anni indennità regionali finanziate dalla Regione, le cosiddette Rar, Risorse Aggiuntive Regionali, che sono un significativo aumento dello stipendio annuo. Questo maggior potere contrattuale ed economico da parte delle regioni 'ricche' potrebbe essere un forte richiamo per i giovani medici in cerca di occupazione". Saranno le regioni con alto tasso di industrializzazione e conseguente alta produttività economica che potranno continuare ad erogare servizi di alta qualità anche in ambito sanitario, e regioni con importanti deficit storici sotto tutti gli aspetti tecnologici, produttivi e organizzativi che necessariamente forniranno anche in ambito sanitario servizi sempre meno performanti.

"Le indubbie capacità commerciali e di iniziativa imprenditoriale del Nord - aggiunge - creeranno un sistema di competizione in cui il Meridione è perdente. Con il risultato che verrà quindi impoverito di risorse umane, e sarà costretto a pagare le parcelle al Nord". "È doveroso - conclude - anche sottolineare come la definizione stessa di SSN implichi il concetto di omogeneità su tutto il territorio nazionale sia degli aspetti contrattuali rispetto agli operatori, sia delle risorse impiegate rispetto agli assistiti".

Ma i medici difendono anche i loro pazienti: "No a un regionalismo che divide" e che rischia di avere "gravissime ricadute sulla salute dei cittadini". E' questa la posizione del presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri e presidente dell'Ordine dei medici di Bari, Filippo Anelli, in merito all'autonomia differenziata in discussione tra governo e Regioni: per questo Anelli ha promosso una campagna shock per mettere in guardia dai pericoli dell'autonomia, con manifesti che saranno affissi da domani a Bari e da marzo nelle altre città, da nord a sud.    Protagonista dei cartelloni una donna malata, in trattamento chemioterapico, avvolta in una bandiera tricolore, accompagnata da una richiesta di aiuto: "Italia non abbandonarci. Vogliamo una Sanità uguale per tutti. La salute è un diritto di tutti".  

  La campagna è accompagnata dall'hashtag #SìalSSN, che richiama il Servizio sanitario nazionale e i suoi valori di equità, uguaglianza e solidarietà. L'iniziativa, spiega Anelli, "esprime la preoccupazione dei professionisti della salute di fronte a una riforma poco trasparente e i timori che possa minare il principio di solidarietà e il Ssn nel suo complesso. Si tratta di un percorso legittimo ma che sarà deciso dalla trattativa governo-Regioni, con accordi al momento secretati e senza possibilità di modifiche da parte del Parlamento, che potrà solo approvare o respingere il testo - aggiunge Anelli in riferimento al processo delle autonomie differenziate -. È bene allora che ci sia maggiore trasparenza sui contenuti". Il timore, avverte, "è che il passaggio delle competenze sanitarie e delle relative risorse dallo Stato alle Regioni, facendo saltare il fondo sanitario nazionale e i suoi meccanismi di ripartizione, neghi de facto il Ssn e la sua capacità di garantire il principio di solidarietà". I medici esprimono preoccupazione anche sui percorsi formativi e paventano il rischio di avere difformità di trattamento a livello contrattuale. Un'altra preoccupazione è legata poi alla possibile introduzione di meccanismi di assistenza basati su assicurazioni a carico dei cittadini.
  

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