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Siprec: così le fake news nuocciono alla salute

Medicina Interna Redazione DottNet | 22/03/2019 19:16

Tra le persone sane c'è maggiore propensione a servirsi di Google

Le fake news, che dilagano in rete grazie ai social network, "non sono solo leggende metropolitane. Possono nuocere gravemente alla salute". A rilanciare l' allarme è la Siprec, la Società italiana per la prevenzione cardiovascolare, durante il congresso in corso a Napoli. Psicologi, clinici e nutrizionisti fanno il punto sulle bufale nel campo della salute, analizzando i processi mentali che portano a dare maggior credito agli influencer che ai professionisti della salute e mettendo in guardia dalla pericolosità del fenomeno, che appare sempre più fuori controllo ai tempi del web e dei social media. Un problema da non sottovalutare - avvertono gli esperti - perché oltre un italiano su 3 cerca informazioni mediche in rete e che impatta fortemente sul rapporto medico-paziente distorcendolo. A scapito della salute dei pazienti stessi.

"Soprattutto nel campo della prevenzione primaria, cioè tra le persone sane - sottolinea Massimo Volpe, presidente della Società italiana per la prevenzione cardiovascolare e ordinario di cardiologia all' Università La Sapienza ospedale Sant' Andrea di Roma - c' è maggiore propensione a servirsi del 'professor Google' o dei social media che danno in genere ricette superficiali, piuttosto che affidarsi al medico o ai professionisti della salute. Anche la prevenzione va interpretata come un atto medico, importante come la cura, che non può essere vicariato attraverso superficiali o errate informazioni reperite in rete". Oltretutto, "i social media tendono spesso ad amplificare messaggi negativi sull' uso di farmaci che hanno salvato milioni di vite. E' il caso ad esempio degli Ace-inibitori, associati a una maggior incidenza di tumori polmonari, delle statine, associate a una maggior comparsa di diabete di tipo 2, dei diuretici tiazidici, associati ad una maggior incidenza di basalioma", rileva Volpe

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E ancora, "molti ritengono - dice Evelina Flachi, specialista in scienza dell' alimentazione e presidente della Fondazione italiana per l' educazione alimentare - che il livello di colesterolo sia dovuto solo ad alterazioni genetiche per cui non esistono trattamenti. E' evidentemente una fake news perché la forma più comune di ipercolesterolemia è invece quella legata ad alcuni fattori di rischio quali dieta non equilibrata, fumo, sedentarietà e obesità". Per non parlare delle diete, un altro campo in cui impazzano le bufale. Le fake news viaggiano attraverso il pensiero 'intuitivo', che ben si coniuga con i tempi e i meccanismi del web e dei social media: veloci, senza sforzo, associativi e difficile da controllare. Un pensiero che viaggia per 'scorciatoie' mentali, veloci e funzionali, ma facilmente ingannabili, anche perché si trincera all' interno delle community dei pari, che non fanno altro che rafforzare al loro interno un determinato pensiero, dando false sicurezze. E lasciando all' esterno gli esperti del settore, percepiti spesso come manipolatori e dunque scarsamente affidabili.

"A stupire sempre - ammette Fabio Lucidi, ordinario di psicometria all' Università La Sapienza di Roma e presidente della Società italiana di psicologia della salute - è come possano le fake news attecchire così facilmente". "Sempre più di frequente - afferma Giovambattista Desideri, ordinario di Geriatria, Università degli studi di L' Aquila - si assiste alla trattazione di problematiche cliniche da parte di personaggi di enorme impatto mediatico, ma senza alcuna preparazione specifica sulle tematiche di cui discutono. La conseguenza peggiore di tutto questo - conclude - è che il rapporto medico-paziente finisce per essere inevitabilmente distorto, a discapito della concordanza terapeutica che dovrebbe rappresentare il fulcro su cui poggia ogni strategia di prevenzione cardiovascolare. E, ironia della sorte, a fare le spese di questa disinformazione sarà soprattutto lo stesso paziente".

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