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Tumori del sangue, oggi i farmaci sono più precisi

Oncologia Redazione DottNet | 23/05/2019 11:39

Colpiti 35mila italiani. In 50 anni dall'Ail 133 milioni per la ricerca

Cinquant'anni fa i tumori del sangue spezzavano i sogni di quanti ne erano affetti. Erano neoplasie per le quali anche solo comunicare la diagnosi al paziente era una sofferenza per il medico, dato che le possibilità di guarire erano bassissime. Ora per i circa 35mila italiani colpiti ogni anno la situazione è diversa: i tumori del sangue possono essere affrontati a viso aperto e la battaglia può essere vinta. La ricerca scientifica ha messo a disposizione cure innovative che si basano fondamentalmente su quelli che sono comunemente noti come farmaci 'intelligenti', capaci di colpire solo le cellule tumorali. Il prossimo decennio si candida ad essere quello in cui potrebbe cambiare in maniera ulteriormente significativa la prognosi di queste malattie.

A lanciare un messaggio ottimistico, anche se la ricerca va avanti e vi sono alcune categorie come quella degli anziani, su cui ancora occorre puntare maggiormente l'attenzione, è il presidente dell'Ail, Associazione italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma, Sergio Amadori, in un incontro per il lancio del congresso Leukemia 2019, il 24 e il 25 maggio a Roma.

"Cinquant'anni fa quando è partita Ail - spiega Amadori- nessuno guariva di un tumore del sangue, oggi molte neoplasie possono guarire". Il presidente Ail fa l'esempio di una "leucemia conosciuta tanti anni fa come fulminante, la leucemia promielocitica, in cui l'85-90% dei pazienti moriva entro un mese, mentre oggi guarisce nel 95% dei casi". O ancora della "leucemia linfoblastica acuta, una forma molto aggressiva, nel bambino oggi guarisce nel 90% dei casi".

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Anche il linfoma di Hodgkin "oggi guarisce nell'85%-90%dei casi" sottolinea ancora Amadori, specificando anche però che "ci sono delle forme di leucemia acute in cui le possibilità di guarigione soprattutto nell'anziano rimangono ancora 15-20%". Ail ha investito nella ricerca 133 milioni. "La sfida futura - spiega Amadori - è migliorare la capacità di capire meglio come nascono questi tumori. Negli ultimi dieci anni c'è stata un'accelerazione nei progressi della ricerca,nella prossima decade cambierà in maniera significativa la prognosi". In un futuro prossimo si affaccia anche la tecnica CAR-T, che consiste nel manipolare geneticamente le cellule del sistema immunitario, i linfociti, per renderle capaci di riconoscere e attaccare il tumore, sulla quale però gli esperti sono cauti.  "Entro fine anno -aggiunge Amadori- dovrebbero essere messe un commercio in Italia. Alla luce del fatto che sono ancora terapie sperimentali soprattutto perché non si conosce fino in fondo la tossicità, Aifa e Ministero vorranno mettere insieme un certo numero di centri specializzati".

Non saranno per tutti i pazienti e non per tutte le patologie. "Sappiamo già che la leucemia linfoblastica acuta risponde bene - prosegue il presidente Ail- rispondono bene i linfomi, si è aggiunto anche il mieloma. Però ci sono altre patologie tumorali in cui ancora si è in fase molto sperimentale".

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