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Allarme psichiatri: meno operatori ma più assistiti

Psichiatria Redazione DottNet | 26/06/2019 13:30

In un anno si sono persi circa tremila operatori a fronte di un aumento degli assistiti di quasi 50 mila persone

Nell' assistenza psichiatrica in un anno si sono persi circa tremila operatori, a fronte però di un aumento degli assistiti di quasi 50 mila persone. Un saldo negativo che spiega il minor numero di prestazioni erogate e una maggiore, enorme difficoltà a coprire il turnover in un campo, quello psichiatrico, dove la presenza 'umana' ha un valore aggiunto straordinariamente importante, più di qualsiasi altra branca della medicina. Un allarme non solo professionale, naturalmente, ma anche sociale quello della Società italiana di psichiatria (Sip), oggi a Roma alla conferenza di presentazione del rapporto 2017 sulla Salutementale. "Questo report - spiega Enrico Zanalda, presidente della Sip e alla guida del dipartimento di Salute mentale dell' Asl Torino 3 - è un lavoro straordinario, probabilmente l' unico in Europa di questo spessore. Il dato che colpisce di più è che si sono volatilizzati 3000 operatori a fronte di oltre 50 mila assistiti e questo la dice lunga su una condizione della sanità italiana, che va assolutamente affrontata".

Ecco il dato che ha fatto scattare l' allarme: a confronto con il 2016, si nota un deciso aumento degli assistiti all' interno dei vari servizi di salute mentale: si passa infatti da 807 mila a 851 mila. C' è invece una lieve riduzione delle prestazioni erogate, facilmente spiegabile verificando il numero degli addetti ai servizi di salute mentale, sceso di 2.894 unità, con un trend costante e allarmante. Un dato, questo, preoccupante, in linea con una situazione generale che vede un calo vistoso degli addetti alla sanità più in generale (medici, infermieri, professionisti sanitari). "Il personale, non dimentichiamolo - dice Zanalda - è la maggiore risorsa dei servizi di salute mentale. La distribuzione delle varie figure all' interno di questo settore è praticamente sovrapponibile. Significa una minore copertura del turnover fisiologico rispetto ai pensionamenti. Un dato doppiamente preoccupante, vista la difficoltà anche a reperire specialisti in psichiatria".

Altri dati sono abbastanza sovrapponibili. Ma tutti alla fine riflettono quelli precedenti. Le giornate di presenza nelle strutture residenziali sono incrementate in maniera significativa: oltre 1.000 utenti in più, un dato che, per valutarne l' impatto, va confrontato con la spesa dell' assistenza territoriale in gran parte dovuta proprio alle strutture residenziali. Ed è da correlare alla mancanza di personale da utilizzare sul territorio. Un dato positivo è la diminuzione della durata media del trattamento residenziale (scesa da 673 giorni a 515, quindi oltre 150 giorni meno di media). Ridotti anche gli accessi alle strutture semiresidenziali: si usano meno i centri diurni e i day hospital e di più le strutture residenziali. Restano costanti i dati sul numero di dimissioni, la degenza media ospedaliera (12,7 giorni vs. 12,9 giorni) mentre è in aumento il già abbondante numero di accessi al pronto soccorso anche per patologie psichiatriche, circa il 3% del totale.

Va però considerato che dei pazienti che accedono in pronto soccorso per cause psichiatriche, solo il 13% viene poi ricoverato in psichiatria. Gli altri vengono rimandati a casa o ricoverati in altri reparti. Di questo 13% le principali diagnosi riguardano schizofrenia o psicosi, un dato confermato rispetto al report precedente. Stabile anche la spesa per i farmaci. Un lieve aumento per antidepressivi e antipsicotici, in regime convenzionato. La distribuzione diretta è scesa, di poco per i primi, di molto per i secondi (da 114 mln a 88 mln). Il costo dell' assistenza psichiatrica è aumentato (da 75 euro in media pro capite a 78 euro). Anche il costo complessivo è aumentato da 218 milioni a 220 milioni.

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