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Tumore al polmone, efficace mix immunoterapia e chemioterapia

Oncologia Redazione DottNet | 13/09/2019 13:41

In pazienti con carcinoma non a piccole cellule pd-l1 negativo

Il trattamento di prima linea con la molecola pembrolizumab (anticorpo anti-PD-1), in combinazione con la chemioterapia, migliora la sopravvivenza globale, la sopravvivenza libera da progressione di malattia e il tasso di risposta. Lo dimostra un'analisi cumulativa di un sottogruppo di pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) avanzato, a istologia squamosa e non squamosa, i cui tumori non esprimono PD-L1, da tre studi clinici randomizzati. I risultati, si riferiscono agli studi KEYNOTE-189, KEYNOTE-407 e KEYNOTE-021. I risultati sono stati presentati in occasione della Conferenza mondiale sul tumore del polmone a Barcellona. 

  "In questa analisi sono considerati i risultati di tre studi clinici, in cui la combinazione di pembrolizumab e chemioterapia in prima linea è confrontata con la sola chemioterapia - afferma Francesco Grossi, Direttore Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica presso la Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano -. Sono stati arruolati pazienti che non presentano espressione del biomarcatore PD-L1. È emerso un vantaggio significativo in sopravvivenza globale, pari a ben 8 mesi, in questo sottogruppo di pazienti a favore della combinazione di pembrolizumab e chemioterapia (sopravvivenza mediana 19 mesi) rispetto alla sola chemioterapia (11 mesi). Un vantaggio che riguarda anche la sopravvivenza libera da progressione. E si registra un +18% di risposte a favore della combinazione".

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Questi risultati, sottolinea, "evidenziano l'opportunità di estendere l'uso di pembrolizumab in prima linea anche a pazienti che, finora, non erano valutati come i migliori candidati all'immunoterapia. I tumori PD-L1 negativi, infatti, sono considerati 'freddi', cioè poco responsivi alla immunoterapia. Ma la combinazione con la chemioterapia favorisce la risposta a pembrolizumab. La valutazione del biomarcatore PD-L1 resta comunque fondamentale perché, nei pazienti che presentano un'alta espressione di questa proteina, la sola immunoterapia in prima linea rappresenta un'opzione importante e permette di evitare la chemioterapia".

fonte: ansa

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