Rasi (Ema), serve un'agenzia europea per la ricerca. Già 100 i vaccini in corsa
La straordinaria corsa globale per trovare il più velocemente possibile farmaci e vaccini comporta il rischio collaterale di perdere lungo la strada importanti risorse economiche e intellettuali. L'alert arriva dal direttore esecutivo dell'Ema (Agenzia europea per i medicinali) Guido Rasi che riverisce una cifra inedita. "Complessivamente in tutto il mondo sono stati lanciati circa 50.000 studi clinici per studiare una risposta terapeutica alla pandemia da COVID-19. L'Agenzia Europea per i Medicinali aveva lanciato un appello alla centralizzazione delle risorse per evitare l'eccessiva dispersione di energie ma è chiaro che solo qualcuno ci ha ascoltato", ha detto intervenendo a Caffè Europa su Rai Radio1, per fare il punto sull'emergenza sanitaria in corso.
"A livello europeo le cose sono migliorate ma scontiamo la mancanza di una struttura centralizzata che autorizzi gli studi clinici e la dispersione è inevitabile" ha aggiunto Rasi che ha auspicato la "nascita di una agenzia centralizzata per la ricerca europea che sarebbe una risorsa formidabile per tutto il Continente, sulla falsariga delle strutture già esistenti in Usa e Giappone", capace di coordinare risorse e menti.
"Il vaccino arriverà tra 10/12 mesi, ma per la verifica, i test e l'approvazione occorrerà molto di più. Il tallone d'Achille dell'Ue è rappresentato dal non possedere significativi poteri nella ricerca, manca un ente di coordinamento per evitare la pericolosa frammentazione di dati e informazioni analizzate su campioni differenti e tra loro non comparabili. Un caos che non consente di capitalizzare al meglio i risultati", aveva detto Rasi in occasione della Festa dell'Europa, ospite di un incontro on promosso dall'Associazione Luca Coscioni. "Senza un coordinamento centrale l'Ema - continua Rasi - nella ricerca di farmaci utili nella cura del virus, si trova ad analizzare qualcosa come 50 mila studi clinici. Ci fosse un ente di controllo in grado di filtrarne 100, potremmo produrre risultati importanti e approfonditi, sapere cosa funziona, quando e in che fase della malattia e in 48 ore saremmo in grado di approvare una terapia o un eventuale vaccino. Bisogna far capire agli stati e alle istituzioni la differenza tra perdere sovranità e mettere in comune risorse, raggiunto questo potremmo ricavare un piccolo vantaggio".
"C'è bisogno di scelte condivise - ha aggiunto Filomena Gallo, Segretario dell'Associazione Luca Coscioni - e noi ne abbiamo individuate diverse nella petizione "Eu can Do it", presentata con oltre 8000 cittadini, e sindaci italiani ed europei, per chiedere al Parlamento europeo riforme strutturali. Tra i punti qualificanti della petizione c'è il promuovere la collaborazione internazionale sulla condivisione di dati e la loro aggregazione nel rispetto della privacy individuale, incluso il monitoraggio delle malattie, creando banche dati di casi immediatamente e facilmente accessibili alle organizzazioni competenti, prevedendo regole che richiedano ai paesi di condividere gratuitamente le informazioni prodotte.
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