
In chi soffre di allergie pollini, l'uso delle mascherine va ancor più incentivato perché "oltre a proteggere dal coronavirus, può proteggere da allergeni che viaggiano nell'aria"
Naso che cola, occhi arrossati, fiato corto, tosse. Con la primavera possono presentarsi o peggiorare alcuni "sintomi tipici delle allergie respiratorie che potrebbero essere facilmente confusi" con quelli del Sars-Cov-2. In questi casi, per saperne di più, è bene "non affidarsi alla ricerca sul web" e contattare invece il proprio medico. A spiegarlo è l'Istituto Superiore di Sanità (Iss), che nell'approfondimento "Allergie o Covid-19?" spiega come, a dover far sorgere dubbi che possa trattarsi di qualcosa di più grave sono tre situazioni specifiche: se i sintomi insorgono in persone che non hanno mai sofferto di allergia respiratoria, se si è un paziente allergico e la terapia abituale non attenua il problema, oppure se, ai sintomi soliti come asma congiuntivite o rinite, si aggiunge la febbre.
Le allergie riguardano, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), tra il 10 e il 40% della popolazione, con una maggior prevalenza tra i più piccoli e chi vive in aree inquinate. In generale, gli allergici, così come tutti coloro che soffrono di malattie croniche, in questo periodo devono stare molto attenti a evitare peggioramenti, così da ridurre al massimo le visite di emergenza.
Se si sta effettuando un ciclo di immunoterapia specifica per le allergie non va interrotto. Infine, è importante portare sempre con sé un kit di automedicazione e chiamare subito il proprio medico se si hai il sospetto di aver contratto il virus o se si hanno avuto contatti con persone positive al Sars-Cov-2. Qualora non si riuscisse a contattarlo, si può chiamare il 1500 del Ministero della Salute, il 112 o i numeri verdi regionali per l'emergenza. Secondo gli studi disponibili, le allergie non sono un fattore di rischio importante per il Covid. Invece, l'asma in forma moderata o grave è tra le condizioni polmonari croniche che predispongono a forme gravi. Pertanto, chi è in terapia di mantenimento con inibitori dei leucotrieni, corticosteroidi o broncodilatatori, non deve interrompere il trattamento.
Lo rivela uno studio pubblicato su MDPI Applied Sciences e condotto dal team di ricerca ed innovazione di ELT Group e della controllata E4Life in collaborazione con il Dipartimento Energia del Politecnico di Torino
Firmato accordo Società Farmacologia e EGUALIA per la formazione
I risultati dello studio hanno dimostrato chiaramente che il trattamento con indometacina era associato a un significativo miglioramento dei sintomi e dei livelli di saturazione dell'ossigeno
Invece dell'iniezione: allergologi, tanti vantaggi per pazienti
Diminuiscono le probabilità di avere almeno due patologie assieme
"Nel mondo reale rallenta la malattia nel 50% dei pazienti"
Zooprofilattico Venezie, più vigilanza sui rischi biologici
Ha effetti positivi sui grassi e gli zuccheri nel sangue
Commenti